L’ho letto e poi riletto. Volevo esser sicuro di aver capito bene. Condivido con entusiasmo. “Mai più” deve diventare un progetto politico. Non può e non deve restare una frase di circostanza utile a concludere le prolusioni celebrative e gli anniversari che rischiano, altrimenti, di sfocare, di volta in volta, fino ad essere – spero di no – cancellati.
Certo che il confronto, l’avere a disposizione un termine di paragone è assai utile: è così che si vorrebbe declinare l’”historia magistra vitae” di Cicerone che ormai è il caso di citare compiutamente: “«Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis» (Cicerone, De Oratore, II, 9, 36), E qui il titolo dell’articolo “Il confronto ci insegna il mondo”, anche se può apparire blasfemo per chi ha, più che giustamente, elevato la Shoah al culmine dell’efferatezza umana, conduce a riflettere sulla attuale condizione dell’umanità sul pianeta.
Non so se Gaza è assimilabile al ghetto di Varsavia. Viviamo in un’altra epoca, in un mondo diverso, non facciamo che ripetercelo. Purtroppo anche in un mondo nel quale le differenze tra esseri umani ed esseri umani sono tali da non poter essere considerate naturali. Un bambino o una bambina nati a Bologna non hanno di fronte a sé un futuro simile a un bambino o una bambina nati a Bukavu. E dico Bologna e Bukavu perché si tratta di realtà a me note. Non mi perdo ad esemplificare. Chi legge sa benissimo cosa voglio dire.
Non è solo per questo che l’umanità appare oggi divisa, impegnata in conflitti aperti o latenti …
La storia, verrebbe da dire, non ci ha insegnato abbastanza. Masha Gessen conclude con parole che sono anche la mia flebile speranza … Quei “Mai più” devono diventare un progetto politico, come fu in Italia con il percorso costituente, come fu a Ventotene per l’Europa, come al Cop 28 a Dubai qualche giorno fa, come a Pollica da qualche anno, vero Benny? … Proprio perché il mondo, rispetto a novanta anni fa è cambiato, perché abbiamo molte opportunità in più per comunicare e per capirci rispetto ad allora, perché se non basta la nostra naturale intelligenza, incominciamo a trastullarci anche con quella artificiale, perché il MALE non si nasconde alla nostra vista, ma ci appare in tutta la sua crudezza e crudeltà anche dagli schermi di vario genere che ogni giorno manipoliamo con misura e a dismisura. Anche per questo non possiamo chiudere gli occhi, non possiamo dire “non tocca a me”. Occhio! Che quel che abbiamo visto a Bagdad, le immagini di profughi in fuga, i barconi affondati nel Mediterraneo, lo sterminio di Bucha, la caccia all’uomo e alla donna, al vecchio e al bambino, nei kibbutz e per la via, le distruzioni nelle gallerie sotterranee e negli ospedali … e con i nostri occhi ogni sera vediamo al TG non è l’ultimo serial che abbiamo registrato. È vero! È proprio vero!