E non solo. Cosa volete? Difficile non restarne affascinati. Freddino nonostante il sole e un cielo che deve aver battuto tutti i record nel campionato dei cieli a chi ha il più bell’azzurro. Ma la mia attenzione viene catturata spesso, e oggi in particolare, dalle rondini che sono particolarmente vivaci. Alcune giocano in volo quasi a farsi i dispetti, ma più che altro si lasciano andare a dimostrazioni di volo da record. A proposito, voi lo sapete a quale velocità possono volare questi piccoli uccelli? Ho consultato qualche sito e posso concludere che fanno anche i 120 quando hanno fretta, quando sono impegnate in lunghi trasferimenti di oltre trecento chilometri. Questa era una pura curiosità nata dall’averle viste in diretta davanti a me sullo sfondo di quel cielo di cui accennavo qualche riga fa. Era difficile distogliere lo sguardo da quell’improvviso apparire di un’avanguardia, pronta a sostare come a volersi rendere conto della posizione e accelerare di colpo per scomparire dietro l’ultimo acero del sentiero che porta quassù. Non mi lasciano solo. Dall’angolo che mi nasconde al sole sfreccia una coppia: paiono inseguirsi. Un battito di ciglia e si guardano, per me giocano, non so come ma comunicano. Vorrei capire e per un attimo sono puntini nell’azzurro che lì per lì si confondono con qualche lembo scuro delle rocce.

Ma non si fermano mai. E quante sono! Resto lì incantato e come loro i miei pensieri sbucano uno dopo l’altro dalla riserva cerebrale in una sequenza che pare senza fine: sono piccole, non atterrano mai, volano senza sosta, avranno un nido… dove sarà? E che virate! che picchiate! Chi glielo avrà insegnato? E là sulla verde distesa pronta per il taglio si sono ritrovate. Un convegno … vorrei sapere l’ordine del giorno. Chissà se i loro convegni sono come quelli degli umani? E non hanno certo bisogno di prenotare il volo.

La mia è ormai una specie di ipnosi. Mi. guardo intorno e fantastico. È la vita che ho alle spalle che suggerisce, orienta, fissa, sviluppa. Qui le rondini mi pongono soprattutto interrogativi. Ma non ci sono soltanto loro. Ci sono quelle rocce, ora grigie, ma che conosco anche arancione, bianche, rosa e mi riportano ai sentieri ferrati affrontati dopo notti quasi insonni mentre riandavo alle descrizioni di chi le aveva già superate. Dove sei don Pierpaolo? Le stesse rocce che ho affrontato con Francesco, Benedetto e Jacopo bambini. Rocce, sentieri, panorami ora sfocati, ora privi di qualche particolare spaziale o temporale. Ci sono anche sentieri meno preoccupanti, suggeritori di storie più recenti che sono gli alberi a ravvivare. La grande coperta di abeti che copre le pendici più vicine, le betulle che ho qui. davanti a me, insieme ai loro amici aceri.

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