Condivido con convinzione queste riflessioni dal blog di Benedetto Zacchiroli

Il 2009 finisce male. Finisce con un popolo insanguinato che per le strade  rivendica elementari diritti di libertà.

Ieri ho ricevuto questa mail dalla cognata di Shirin Ebadi (iraniana, premio nobel per la pace nel 2003).shirin-ebadi Le parole scorrono come un fiume in piena e ti portano dentro la rete di affetti che quel regime sta spezzando: “Caro  Benedetto, grazie del supporto. Siamo veramente preoccupati. Come avrai letto la sorella di Shirin non ha nulla a che vedere con la lotta per i diritti umani. L’hanno presa solo per minacciare e mettere a tacere Shirin. Sono arrivati a casa sua i servizi segreti e l’hanno portata via. Ad ora non sappiamo  dove sia ne come stia. Qualche settimana fa avevano arrestato il marito di Shirin che poi hanno rilasciato dopo averlo picchiato e minacciato… Gli hanno confiscato il passaporto, la pensione, il conto in banca. Ci sono minacce alla vita di Shirin e delle figlie che fortunatamente vivono all’estero. Il fratello di Hoss a Tehran ha il telefono sotto controllo…..Noi siamo in contatto telefonico con Shirin a Londra. Non sappiamo che fare. Ti terrò informato. Nel frattempo anche a te un augurio di un miglior 2010. Con affetto, Cecilia”.

“E noi? Vittime del contrasto.

Noi a festeggiare nelle piazze o in famiglia. A scoppiare botti inoffensivi, pronti allo stordimento. Vittime dell’assuefazione al video che di immagini come quelle iraniane ci ha riempito gli occhi. Le papille gustative della nostra coscienza, che dovrebbero farci sentire lo sdegno, sono atrofizzate. La cascata di parole su Twitter è inarrestabile. Poche parole che esprimono sdegno, che chiedono attenzione che raccontano l’asciutta verità sul crudele regime.

La Baronessa Ashton, la voce dell’Unione Europea tace imbarazzata o parla sottovoce come ha fatto a Copenhagen. Ancora una volta si accenna alle sanzioni. Forse sarebbe meglio parlare di supporto ai coraggiosi il cui sangue riga le strade di Teheran. L’Unione, nonostante mille sforzi continua a restare bloccata nelle sue azioni da governi che non cedono un millimetro sul terreno della propria sovranità.

Alla fine del 2009 ritorna il fantasma del terrorismo globale e con esso certi proclami che hanno il sapore di film ormai non più fantascientifici: “Sorvolare lo Yemen con droni e lanciare missili Cruise per colpire i campi di addestramento”. Il Nobel per la pace Obama attacca, dopo aver spiegato il teorema della guerra giusta. Non avevamo capito che le bombe servono a poco?

Poi la nostra politica. Fatta di urli e strilli come la lotta nel fango tra donne. Si tirano per i capelli, urlano, si graffiano, si dimenano ma alla fine tutte son ricoperte dallo stesso fango. I problemi del paese continuano a marcire allo stesso posto di prima, nessuno li tocca. Le vittime sul lavoro, la giustizia lunga, un’economia fatta ancora solo di banche e petrolio, le vittime di una burocrazia lenta e per lo più inutile, il merito predicato ma non valorizzato, il diverso guardato con paura, diritti vissuti come privilegi.

Italia, paese culturalmente in via di sviluppo. Fermo. Sguardo al passato. Un paese che non conosce la lingua della modernità, seduto su vecchi privilegi che difende a denti stretti inconsapevole di avere già perso.

Questo è quello che dovremmo lasciare nel 2009.

Se vogliamo uscire dalla risacca culturale in cui siamo scivolati abbiamo bisogno di coerenza, lealtà e coraggio.

Sono i modi di essere che vorrei costellassero i mesi a venire di quello che secondo il calendario cinese è l’anno della Tigre.

Scelte coraggiose che ci facciano uscire definitivamente dal ‘900. Una politica che sa rinnovarsi nella ricerca della pace e nel combattere i problemi ambientali. Una politica che torni con coraggio a voler lasciare qualcosa di positivo tra le mani delle generazioni future.

L’orizzonte deve essere ampio.

Se nel 1900 il 25% della popolazione mondiale viveva nel continente europeo, nel 2060 vi vivrà solo il 6% e per un terzo avrà più di 65 anni. Il governo spagnolo spenderà nel 2010 il 50% delle sue risorse per welfare e pensioni. Negli ultimi dieci anni il mercato americano ha perso il 20% del suo valore mentre i paesi BRIC hanno avuto tassi di crescita tra il 100 e il 300%.

Da questi dati si legge come sarà il futuro, non dai pii desideri di leghisti & C. indaffarati a difendere un’isola che non c’è più. Non è fermando la costruzione di minareti o imponendo dazi frontalieri alla Cina che si guadagnerà in sicurezza e si manterranno i privilegi. Queste strenue battaglie di difesa non fanno altro che aumentare il senso di insicurezza e precarietà di una nazione prostrata.

Mi auguro che la politica trovi il coraggio di dire e affrontare la realtà nella verità. Non abbiamo bisogno di difese a catenaccio ma di avanguardie illuminate, e ci sono. Sono quelle mandrie transumanti che continuano a fuggire all’estero, sono i giovani non ammessi alle professioni perché non conoscono nessuno di importante, sono il desiderio di spazi di confronto in cui la voce di tutti abbia il medesimo peso.

Oggi la storia si compie o sul piano globale o su quello locale. Il respiro deve diventare GloCale. Sono le città e le organizzazioni intergovernative (ONU, UE, ecc..) gli spazi di azione in cui si misura l’efficacia delle scelte. Sarebbe bello avere nel 2010 una classe politica adeguata a queste sfide, o per lo meno qualcuno che inizi a credere possibile giocare fino in fondo su questo terreno”.

V

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