COSA ABBIAMO VINTO
COSA RESTA DA VINCERE
Sono proprio contento di come è andata a finire la sfida per le presidenze delle due Camere.
Sabato, all’ora di pranzo ero ancora felice a metà, perché il discorso di insediamento di Laura Boldrini aveva sintetizzato in pochi minuti un complesso di propositi per la Politica italiana che meglio di così non ci si poteva aspettare. Ma ancora non si sapeva come sarebbe andata a finire al Senato.
Poco prima di cena la mia felicità ha raggiunto l’apice. Presidenza del Senato a Piero Grasso. Dalle sue parole vedevo apparire un altro pezzo della trasformazione del Paese.
Ci siamo, mi sono detto.
Il bilancio di questa giornata è proprio positivo.
Fino a sabato mattina non si riusciva a prevedere quasi nulla, il PD sembrava proporre due candidati notissimi e sperimentati.
Improponibili.
Non per la loro fisionomia politica e personale. Ma … niente di nuovo sotto il sole. Come si fa a dire “rinnovamento, rinnovamento, rinnovamento …” e riproporre due personaggi esperti, rispettabili, ma indubitabilmente d’antàn.
Insomma, tra il dire e il fare …
Così difficile capire che son sempre di più i cittadini che al “dire” non credono più? E ormai credono solo al “fare”?
Quando il centro sinistra – anziché dire – ha fatto, ha scelto due persone fuori dal giro dell’oligarchia, due esempi del “fare”, il consenso si è mosso, la sua proposta ha avuto successo. E non solo in Parlamento.
Laura Boldrini, una donna impegnata per molti anni in uno dei settori più difficili e più generosi a lavorare per un’umanità perseguitata.
Piero Grasso, un uomo in prima linea per anni nella lotta alla mafia, il cancro sociale, economico, culturale diventato metastasi diffusa nell’Italia intera.
La provocazione ha avuto l’effetto sperato.
Sabato dopo cena ho provato a immaginare la continuazione della storia.
Servono ancora il nuovo presidente della Repubblica e il governo. Con tanto di fiducia. La soluzione mi sembra ancora più ardua, ma qualche ipotesi forse si può fare.
I numeri sono questi
http://www.ilpost.it/2013/02/26/seggi-camera-senato-elezioni-2013/
Alla Camera ci sono 630 parlamentari, al Senato 315, totale 945.
Il Presidente della Repubblica si elegge a camere riunite integrate da 58 delegati regionali. Totale dei grandi elettori 1.003. Per l’elezione servono quindi almeno 670 voti fino al terzo scrutinio, almeno 503 dal quarto in poi.
Ma come saranno distribuiti i delegati regionali?
http://it.wikipedia.org/wiki/File:Politica_regioni_italiane_attuale.png
Al centro sinistra 11 regioni, quindi 22 + 8 = 30
Al centro destra 8 regioni e perciò 16 + 11 = 27
Per la Valle d’Aosta 1 per il centro destra.
Facciamo un po’ di conti
Centro sinistra  345 +123 + 30 = 498
Centro destra    125 + 117 + 27 + 1 = 270
M5S                  109 + 54 = 163
Centro                47 + 19 = 66
Estero                  2 + 1 = 3
Valle d’Aosta        1 + 1 = 2
USEI                                 1
Sappiamo che Il voto è segreto.
Da solo, il Centro sinistra non arriva a 503
Con i voti del Centro arriva a 564
Con i voti del M5S arriva a 661
In ambedue i casi l’elezione può avvenire dal quarto scrutinio in poi.
Con la lista Monti serve un accordo. Piaciuto o no il suo governo e il suo modo di governare, Monti è persona seria. Credo che se con i suoi decidesse di appoggiare una candidatura gradita anche al PD,  in sede di votazione non ci sarebbero sorprese.
Con il M5S niente accordo preventivo, finora hanno fatto capire che non gradiscono. Confondono incredibilmente e maliziosamente accordo con inciucio … si può solo sperare che succeda come sabato scorso, ma stavolta, a scanso di equivoci, ingenuità o soprassalti di coscienza, i parlamentari del movimento sono stati “commissariati” e … addio sorprese …
Ma c’è ancora il PDL con i suoi 270 voti e Berlusconi non si lascerà certo sfuggire l’occasione. Il Quirinale è il suo sogno da sempre. Anche questa ipotesi richiede un accordo. E da domani questo problema si intreccia con l’altro: da domani cominciano le consultazioni per formare il governo e fare in modo che almeno resista quel tanto che serve a portare a termine alcuni provvedimenti urgenti o indispensabili per tornare alle elezioni con un risultato più chiaro che renda realmente possibile governare l’Italia.
Napolitano non mi ha convocato né mi convocherà, ma sappiamo quanto ci tenesse alla riforma elettorale. Nessun altro ci teneva quanto lui. Tranne quella milionata e oltre di firmatari che avrebbero voluto cancellarla con un referendum. Tra cui il sottoscritto.
Bersani ha gli otto punti che in realtà sono più di trenta
http://www.ilpost.it/2013/03/06/8-proposte-governo-bersani/
Monti è un mistero
Berlusconi è, forse il più chiaro di tutti. Non lo ammetterà mai, ma il suo scopo è la conservazione dell’immunità più a lungo possibile.
Grillo desidera mettere in crisi il sistema. Qualsiasi mossa è possibile.
Ma tutti sono guidati da un retro pensiero … Siccome tanto questa 17ma legislatura sarà brevissima, conviene pensare alle migliori mosse capaci di incidere positivamente sul dopo.
Sono per un partito democratico realmente postideologico, un partito che si stacchi definitivamente dalla tentazione di replicare il PCI e la DC che in Italia hanno interpretato nel bene e nel male i bisogni di un’altra epoca. Ma ora è cambiato il mondo. E’ ora di smettere di dirlo e di contribuire al cambiamento con dei fatti.
C’è riuscita la Chiesa a dare un segnale … e sui fatti  sarà una bella scommessa … tremo per Papa Francesco, ma conoscendo la fragilità umana, sono pronto a fargli molti sconti rispetto alle aspettative che ha suscitato.
Sull’Italia e l’avvio della legislatura siamo ancora molto indietro, ma provo a confidare.
Speranze poche, perché conosciamo tutti le facce dei protagonisti. Molti sono cambiati, è vero, ma c’è ancora molto vecchiume – non anagrafico – ma ideologico e metodologico da abbattere.
Anche nel PD.
Purtroppo non c’è solo questo.
C’è un centro destra che venti anni fa ha perso la sua grande occasione. Si è messo nelle mani di Berlusconi ritardando di vent’anni il percorso verso una democrazia normale. Con quel centro destra lì l’Italia purtroppo deve fare i conti. … Un centrodestra “Sfasciaitalia”
Sono proprio contento di come è andata a finire la sfida per la presidenza delle due Camere.bolnapgra
Sabato, all’ora di pranzo ero ancora felice a metà, perché il discorso di insediamento di Laura Boldrini aveva sì sintetizzato in pochi minuti un complesso di propositi per la Politica italiana che meglio di così non ci si poteva aspettare. Ma ancora non si sapeva come sarebbe andata a finire al Senato.
Poco prima di cena la mia felicità ha raggiunto l’apice. Presidenza del Senato a Piero Grasso. Dalle sue parole vedevo apparire un altro pezzo della trasformazione del Paese.
“Ci siamo, mi sono detto, il bilancio di questa giornata è proprio positivo.”
Fino a sabato mattina non si riusciva a prevedere quasi nulla, il PD sembrava proporre due candidati notissimi e sperimentati.
Improponibili.
Non per la loro fisionomia politica e personale. Ma … niente di nuovo sotto il sole. Come si fa a dire “rinnovamento, rinnovamento, rinnovamento …” e riproporre due personaggi esperti, rispettabili, ma indubitabilmente d’antàn?
Insomma, tra il dire e il fare …
Così difficile capire che son sempre di più i cittadini che al “dire” non credono più? E ormai credono solo al “fare”?
Quando il centro sinistra – anziché dire – ha fatto, ha scelto due persone fuori dal giro dell’oligarchia, due esempi del “fare”, il consenso si è mosso, la sua proposta ha avuto successo. E non solo in Parlamento.
Laura Boldrini, una donna impegnata per molti anni in uno dei settori più difficili e più generosi a lavorare per un’umanità perseguitata.
Piero Grasso, un uomo in prima linea per anni nella lotta alla mafia, il cancro sociale, economico, culturale diventato metastasi diffusa nell’Italia intera.
La provocazione ha avuto l’effetto sperato.camera
In questi giorni ho provato a immaginare la continuazione della storia.
Servono ancora il nuovo presidente della Repubblica e il governo. Con tanto di fiducia. La soluzione mi sembra ancora più ardua, ma qualche ipotesi forse si può fare.
I numeri sono questi:
Alla Camera ci sono 630 parlamentari, al Senato 315, totale 945.
Il Presidente della Repubblica si elegge a camere riunite integrate da 58 delegati regionali. Totale dei grandi elettori 1.003. Per l’elezione servono quindi almeno 670 voti fino al terzo scrutinio, almeno 503 dal quarto in poi.
Ma come saranno distribuiti i delegati regionali?senato
Al centro sinistra 11 regioni, quindi 22 + 8 = 30
Al centro destra 8 regioni e perciò 16 + 11 = 27
Per la Valle d’Aosta 1 per il centro destra.
Facciamo un po’ di conti:
Centro sinistra  345 +123 + 30 = 498
Centro destra    125 + 117 + 27 + 1 = 270
M5S                  109 + 54 = 163
Centro                47 + 19 = 66
Estero                  2 + 1 = 3
Valle d’Aosta        1 + 1 = 2
USEI                                 1
Sappiamo che Il voto è segreto e franchi tiratori e sorprese possono essere dietro l’angolo.
Da solo, il Centro sinistra non arriva a 503
Con i voti del Centro arriva a 564
Con i voti del M5S arriva a 661
In ambedue i casi l’elezione può avvenire dal quarto scrutinio in poi.
Con la lista Monti serve un accordo. Piaciuto o no il suo governo e il suo modo di governare, Monti è un galantuomo. Credo che se con i suoi decidesse di appoggiare una candidatura gradita anche al PD,  in sede di votazione non ci sarebbero sorprese.
Con il M5S niente accordo preventivo, finora hanno fatto capire che non gradiscono. Confondono incredibilmente e maliziosamente accordo con inciucio … si può solo sperare che succeda come sabato scorso, ma stavolta, a scanso di equivoci, ingenuità o soprassalti di coscienza, i parlamentari del movimento sono stati “commissariati” e … addio sorprese.
Ma c’è ancora il PDL con i suoi 270 voti e Berlusconi non si lascerà certo sfuggire l’occasione. Il Quirinale è il suo sogno da sempre. Anche questa ipotesi richiede un accordo. E già in queste ore questo problema si intreccia con l’altro: formare il governo.
Sono in corso le consultazioni per formarlo e fare in modo che almeno resista il tempo utile a portare a termine alcuni provvedimenti urgenti o indispensabili per tornare alle elezioni con un risultato più chiaro che renda realmente possibile governare l’Italia.
Napolitano non mi ha convocato né mi convocherà, ma sappiamo quanto ci tenesse alla riforma elettorale. Nessun altro ci teneva quanto lui. Tranne quella milionata e oltre di firmatari che avrebbero voluto cancellarla con un referendum. Tra cui il sottoscritto. Il Presidente ha anche altri obiettivi, ma su questo che era preliminare rispetto agli altri non si è mai risparmiato. I partiti hanno fatto orecchie da mercante e, se ora siamo in questa situazione senza vie d’uscita, lo dobbiamo a tutti coloro che hanno – consapevolmente – remato contro.
Bersani ha gli otto punti che in realtà sono più di trenta. Ci proverà, ma servirebbero in Senato ad ogni votazione almeno 35 senatori realmente saggi capaci di tenere al bene dell’Italia.
Monti è un mistero. Da qualche giorno è un mistero incavolato. E in Senato il suo gruppo arriva a mala pena a 30.
Berlusconi è, forse il più chiaro di tutti. Non lo ammetterà mai, ma il suo scopo è la conservazione dell’immunità più a lungo possibile. Ora pare che possa accontentarsi anche di un salvacondotto. Se il PD ci sta a barattare un po’ di bene dell’Italia (quali degli otto punti?) con una nuova legge ad personam che sancisca una volta per tutte che i processi del Caimano passati presenti e futuri sono tutti già conclusi e lui è perennemente assolto, si arriva a 240 uso ridere.
Grillo desidera mettere in crisi il sistema. Qualsiasi mossa è possibile. Per ora chiede l’incarico senza se e senza ma. Ma Napolitano darà l’incarico a chi ha la certezza dei numeri.
Ma tutti paiono guidati da un retropensiero. Siccome tanto questa 17ma legislatura sarà brevissima, a tutti conviene pensare alle migliori mosse capaci di incidere positivamente sul dopo. E mica per l’Italia.
Ciascuno per sé e la propria sopravvivenza.
Che tristezza!

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