Tra domenica e lunedì mi propongo di dare un voto consapevole. Lo farò pensando in proiezione ai miei figli e alle loro famiglie nelle quali balzano sempre in primo piano i cinque nipoti che non votano, ma reclamano da chi può farlo il massimo della responsabilità. E penso anche a qualche amico e a qualche parente che – non per caso – è ancora disorientato. A questi ultimi dico prima di tutto di andare a votare, di non stare alla finestra, di informarsi direttamente e di sforzarsi di operare la scelta migliore.
La questione più grave e più urgente è senza dubbio il lavoro.
Sarà anche poco originale. Tutti se ne riempiono la bocca, pochi indicano una strada per affrontarla.
Evito di considerare le proposte (http://www.pdl.it/notizie/22521/il-manifesto-del-pdl-sul-lavoro) del PDL. Confesso che la mia “ricerca” non può far finta di  non sapere che il Grande Imbonitore avrebbe potuto, se avesse voluto, affrontare la questione durante i quasi quattro anni di governo che ha avuto a disposizione. Ma – evidentemente – non ha voluto. O non è stato capace.
Proposte mirabolanti, quelle abbozzate, oltre che nebulose, per niente credibili.
Ho cercato le proposte di Grillo. Molto diverso leggerle rispetto a sentirle declamate nella piazza. Fanno proprio un altro effetto.
“Il lavoro – ha detto – è diventato ormai una parola orrenda, dietro ci si nasconde qualsiasi cosa”. Per questo l’ascesa del M5s in Parlamento, servirà per portare proposte di rinnovamento, a cominciare dall’introduzione del “reddito di cittadinanza” che “serve per tenere in vita chi perde il lavoro.
I soldi li troveremo chiedendo sacrifici a tutti (ancora?) e togliendo i tre miliardi di rimborsi elettorali che prendono i partiti, abolendo le province e accorpando i comuni piccoli, risparmiando i soldi per le missioni all’estero e combattendo l’evasione fiscale”. Per lui “serve un sistema di collocamento e chi non accetta le offerte perde il sussidio. Così fanno in tutta Europa”.
Non credo che sia questo il desiderio principale degli italiani. Sono sicuro che aspirano ad avere un lavoro, non solo un sussidio quando il lavoro non c’è.
Spunti da non sottovalutare, se non fossero sepolti da contestuali affermazioni che, se realizzate, renderebbero impossibile tutto questo. L’uscita dall’euro è una, ma ne vale cento.
E Monti? A Monti riserverei un ringraziamento per averci dato una mano ad uscire dalla vergogna, ma sul lavoro preferirei altro. Non riesco a dimenticare gli esodati.
Il partito che sul tema ha un approccio più realistico è senza dubbio il PD. Le sue proposte (http://www.partitodemocratico.it/doc/100227/sviluppo-lavoro-welfare-le-proposte-del-pd-per-il-diritto-unico-del-lavoro.htm) sono sintetizzabili nei dieci punti approvati dallAssemblea nazionale a Roma ancora nel 2010:
1. incentivazione del contratto a tempo indeterminato;
2. graduale introduzione di una base di “diritti di cittadinanza” per tutte le forme di lavoro;
3. integrazione delle pensioni delle future generazioni di lavoratori e lavoratrici attraverso una quota a carico della fiscalità generale;
4. introduzione di un reddito minimo di inserimento sul modello del “Reddito di Solidarietà Attiva”;
5. trasformazione dell’indennità di maternità in diritto di cittadinanza e relativo finanziamento a carico della fiscalità generale;
6. rafforzamento delle misure legislative ed amministrative per favorire l’emersione del lavoro e per il miglioramento della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro;
7. introduzione dello Statuto dei Lavoratori Autonomi e dei Professionisti;
8. riforma del contratto di apprendistato per incentivare formazione effettiva ed adeguata ai fabbisogni delle imprese;
9. potenziamento delle politiche attive per il lavoro, quindi integrazione delle politiche sociali e del lavoro con le politiche della formazione per favorire l’inserimento lavorativo dei soggetti in difficoltà;
10. approvazione di una legge quadro per la democrazia sindacale.
Strettamente connesso col lavoro vedo lo studio ai vari livelli: scuola, formazione continua, università e ricerca.
Di qui si spalancano finestre che si affacciano sull’ambiente di vita di ognuno di noi, dall’aria che respiriamo, all’organizzazione sociale entro la quale si muovono i nostri passi. Un sistema che garantisca a tutti, senza mai illudere, la qualità di una vita degna di essere vissuta dall’inizio alla fine.
Chi mi conosce sa che so essere severo con il mio partito e sono del parere che tutti dobbiamo esserlo. Anche per questo, pur essendo attento, sono ugualmente severo nei confronti di chi ha proposte diverse o da chi promette miracoli.
Per questo, per la serietà che ha dimostrato nell’approccio con i problemi più seri, attraverso la dedizione, la pazienza, l’approfondimento e il confronto democratico nei forum nazionali attivati su tutti i temi, fino alla scelta dei suoi rappresentanti attraverso le primarie, darò la mia fiducia al Partito Democratico e voterò i suoi candidati sia alla Camera sia al Senato. Così sono certo che faranno tante persone che, come me, non tacciono nel momento della critica, ma sanno quanto vale il proprio voto.
Vincenzo Zacchiroli
Tra domenica e lunedì mi propongo di dare un voto consapevole. Lo farò nonno e nipotepensando in proiezione ai miei figli e alle loro famiglie nelle quali balzano sempre in primo piano i cinque nipoti che non votano, ma reclamano da chi può farlo il massimo della responsabilità. E penso anche a qualche amico e a qualche parente che – non per caso – è ancora disorientato. A questi ultimi suggerisco prima di tutto di andare a votare, di non stare alla finestra, di informarsi direttamente e di sforzarsi di operare la scelta migliore.
Ma su quali basi?
La questione più grave e più urgente è senza dubbio il lavoro.
Sarà anche poco originale. Tutti se ne riempiono la bocca, pochi indicano una strada per affrontarla.
Evito di considerare le proposte del PDL. Confesso che la mia “ricerca” non può far finta di  non sapere che il Grande Imbonitore avrebbe potuto, se avesse voluto, affrontare la questione durante i quasi quattro anni di governo che ha avuto a disposizione. Ma – evidentemente – non ha voluto. O non è stato capace.
Proposte mirabolanti, quelle abbozzate, oltre che nebulose, per niente credibili.
Ho cercato le proposte di Grillo. Molto diverso leggerle rispetto a sentirle declamate nella piazza. Fanno proprio un altro effetto.
“Il lavoro – ha detto – è diventato ormai una parola orrenda, dietro ci si nasconde qualsiasi cosa”. Per questo l’ascesa del M5s in Parlamento, servirà per portare proposte di rinnovamento, a cominciare dall’introduzione del “reddito di cittadinanza” che “serve per tenere in vita chi perde il lavoro.
I soldi li troveremo chiedendo sacrifici a tutti (ancora?) e togliendo i tre miliardi di rimborsi elettorali che prendono i partiti, abolendo le province e accorpando i comuni piccoli, risparmiando i soldi per le missioni all’estero e combattendo l’evasione fiscale”. Per lui “serve un sistema di collocamento e chi non accetta le offerte perde il sussidio. Così fanno in tutta Europa”.
Non credo che sia questo il desiderio principale degli italiani. Sono sicuro che aspirano ad avere prima di tutto un lavoro su cui contare per realizzare gli obiettivi di vita, non solo un sussidio quando il lavoro non c’è.
Spunti, comunque, da non sottovalutare, se non fossero sepolti da contestuali affermazioni che, se realizzate, renderebbero impossibile tutto questo. L’uscita dall’euro è una, ma ne vale cento.
E Monti? A Monti riserverei un ringraziamento per averci dato una mano ad uscire dalla vergogna, ma sul lavoro preferirei altro. Non riesco a dimenticare gli esodati.
prima di tutto il lavoroIl partito che sul tema ha un approccio più realistico è senza dubbio il PD. Le sue proposte sono sintetizzabili nei dieci punti approvati dallAssemblea nazionale a Roma ancora nel 2010 che qui sintetizzo per titoli:
1. incentivazione del contratto a tempo indeterminato;
2. graduale introduzione di una base di “diritti di cittadinanza” per tutte le forme di lavoro;
3. integrazione delle pensioni delle future generazioni di lavoratori e lavoratrici attraverso una quota a carico della fiscalità generale;
4. introduzione di un reddito minimo di inserimento sul modello del “Reddito di Solidarietà Attiva”;
5. trasformazione dell’indennità di maternità in diritto di cittadinanza e relativo finanziamento a carico della fiscalità generale;
6. rafforzamento delle misure legislative ed amministrative per favorire l’emersione del lavoro e per il miglioramento della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro;
7. introduzione dello Statuto dei Lavoratori Autonomi e dei Professionisti;
8. riforma del contratto di apprendistato per incentivare formazione effettiva ed adeguata ai fabbisogni delle imprese;
9. potenziamento delle politiche attive per il lavoro, quindi integrazione delle politiche sociali e del lavoro con le politiche della formazione per favorire l’inserimento lavorativo dei soggetti in difficoltà;
10. approvazione di una legge quadro per la democrazia sindacale.
Strettamente connesso col lavoro vedo lo studio ai vari livelli: scuola, formazione continua, università e ricerca.
Di qui si spalancano finestre che si affacciano sull’ambiente di vita di ognuno di noi, dall’aria che respiriamo, all’organizzazione sociale entro la quale si muovono i nostri passi. Un sistema che garantisca a tutti, senza mai illudere, la qualità di una vita degna di essere vissuta dall’inizio alla fine.
Chi mi conosce sa che so essere severo con il mio partito e sono del parere che tutti dobbiamo esserlo. Anche per questo, pur essendo attento, sono ugualmente severo nei confronti di chi ha proposte diverse o da chi promette miracoli.
Per questo, per la serietà che ha dimostrato nell’approccio con i problemi più seri, attraverso la dedizione, la pazienza, l’approfondimento e il confronto democratico nei forum nazionali attivati su tutti i temi, fino alla scelta dei suoi rappresentanti attraverso le primarie, darò la mia fiducia al Partito Democratico e voterò i suoi candidati sia alla Camera sia al Senato. Così sono certo che faranno tante persone che, come me, non tacciono nel momento della critica, ma sanno quanto vale il proprio voto.

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