Al maso rimaniamo praticamente mai. Sappiamo benissimo che il programma giornaliero non può comprendere ascensioni impegnative. Le cime ci piace anche ammirarle da sotto. E poi la montagna non propone soltanto rocce e sentieri in verticale. Offre comodi sentieri tra i boschi, prati sterminati e verdeggianti e aria buona in quantità. E non c’è che l’imbarazzo della scelta. Il desco mattutino di Frieda è pronto, gli amici pure e allora? Perché aspettare? Punto di partenza il grande parcheggio oltre la stazione ferroviaria

Davanti a noi, superate le infrastrutture produttive di San Candido, si stendono le vaste prateria che ricoprono il fondovalle e le prime dolci pendici delle montagne. Sentiero pianeggiante, qualche tratto in leggera salita, giusto per raggiungere lo spartiacque proprio sulla Sella di Dobbiaco, perché lì ogni goccia di pioggia, una volta atterrata dovrà scegliere se puntare verso il mare Adriatico o il più lontano mar Nero. Ci sorpassano alcuni ciclisti, altri li incrociamo e intanto raggiungiamo il bosco. Finalmente un po’ d’ombra. Un mix di chiacchiere, vecchi ricordi di esperienze passate da queste parti distraggono dallo sforzo che l’età fa percepire più di quanto ci si aspettava alla partenza. Poi, a un tratto, ecco due panchine, in un punto si affollano alcuni escursionisti come noi, scattano selfies, si sciacquano le mani, bevono e riempiono le borracce. Lo sapevo! Siam giunti alle sorgenti della Drava. Quelle goccioline cui si accennava hanno scelto e si precipitano verso il Danubio che le porterà, insieme a tante sorelle provenienti da mezza Europa, fino al mar Nero.


Inevitabile seguire con la mente il percorso di quelle goccioline. Fino a Lienz, qualche anno fa, c’eravamo arrivati in bici, e sapevamo che la ciclabile andava anche oltre, uscendo presto dall’Italia per toccare Austria · Slovenia · Croazia · Ungheria · per 720 km, seguendo il fiume che diventa uno dei maggiori fiumi d’Europa, pur essendo solo un semplice affluente del Danubio.

La fantasia porta lontano in pochi secondi, la realtà, invece, suggerisce di riprendere il cammino. E così accade. Pochi passi e due militari ci fanno segno di scendere più a valle: di lì non si passa, al poligono di tiro sono impegnati in una delle consuete esercitazioni e gli scoppi che ci giungono subito dopo ne danno conferma. La strada si allunga, ma non c’è alternativa. Aggiriamo il poligono e, proprio quando la stanchezza incomincia a farsi sentire, ci accorgiamo di essere arrivati laddove à custodito un bel pezzo di storia: qui hanno vissuto i “pezzi grossi” dell’Imperial Regio Governo Austro Ungarico. Una vera Reggia. Poi la storia lo ha trasformato ed ha assunto funzioni molto diverse. E ora risuonano ogni anno le note della musica di Gustav Mahler.https://www.youtube.com/watch?v=vOvXhyldUko&list=RDvOvXhyldUko&start_radio=1&rv=vOvXhyldUko&t=17

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