admin on Giugno 22nd, 2023

Abito da molti anni a Osteria Grande, un paese sulla via Emilia a una ventina di chilometri da Bologna in direzione del mare Adriatico. Non sono nato qui, ma mi ci hanno portato la vita e le condizioni economiche. A riflettere su questo scorcio di periferia tra l’industriale e il rurale, mi ha portato, invece, una scritta sul muro del Centro Commerciale. Eccola qua.

Purtroppo l’operazione “cancellazione” non è andata completamente a buon fine e quella volgare affermazione non mi ha lasciato indifferente. Ma dove sono finito? Mi sono chiesto più volte. Osteria Grande non si differenzia molto da tanti altri agglomerati che la via Emilia snocciola lungo tutto il suo percorso rettilineo che va da Piacenza a Rimini. Ma una definizione così perentoria e totalmente negativa non poteva lasciarmi indifferente. E così, di tanto in tanto, mi sollecita qualche riflessione. Modesta, ma convinta.


Ascoltate …

Proprio qualche sera fa, lungo il percorso scelto per il quotidiano allenamento, mi ha sorpreso il verso del cuculo e istantaneamente mi sono sentito in compagnia. Avrei voluto rispondergli, chiedergli chi sei? … Ho alzato lo sguardo, ho esplorato curioso tra quelle fronde di questa foresta poco dietro casa mia. Troppo difficile per un uomo di città, ma tornerò.

Ma, l’altra sera le sorprese non erano finite. Pochi passi e mi sono ritrovato avvolto da una nuvola profumata seguendo la quale sono giunto alla fonte di quel benessere gentile. Secondo me dal breve filmato si scopre dov’è. Volete godere di questo delizioso profumo?Fate presto perché la fioritura dei gelsomini non dura in eterno. Sennò basta armarsi di santa e tanta pazienza, perché sarà la prossima primavera a inondarci del loro effluvio inebriante.

18 giugno. Che succede? Un incendio? Ma no! Un tramonto da fare invidia agli orizzonti più belli, marini o montani che siano. Che silenzio! Poca gente per strada. Le macchine? Parcheggiate. Dev’essere caldo. Lo é. Il mare non c’è. Vero. Mica si può avere tutto. Fotografo un cielo che fa sognare. Incontro un amico e ci soffermiamo a commentare. Il clima è cambiato. Mettiamo il cappotto alle case …

Non si può dire tutto in una sera. Sarà allora il caso di riandare un po’ indietro con la memoria, alle camminate nei dintorni, perché Osteria Grande ha dei meravigliosi dintorni. Dolci colline ammantate di ulivi, coltivazione ripresa di recente che già produce olio di pregio e si affianca a invitanti filari di sangiovese, albana, trebbiano e compagnia. Sono sempre di più coloro che azzardano qualche chilometro di trekking e diffondono la passione dell’esploratore lungo tratturi e cavedagne colorate di giallo, d’azzurro, di rosso e immancabilmente di verde.

Molto altro ci sarebbe da dire per rispondere a chi pensa di definire un paese con una parola dettata, credo, unicamente dalla rabbia. Ci proverò, perché gli elementi di certo non mancano. Spero soltanto di trovare tempo e voglia, ma credo che questi pochi spunti smentiscano decisamente quella indecente definizione che ancora campeggia su un muro del Centro Commerciale.

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admin on Settembre 26th, 2023

Che il mondo vada rapidamente cambiando, che la società si evolva di giorno in giorno, quella che entra nelle nostre case di momento in momento attraverso i media, insieme a quella vera, tangibile, formata dalle persone che incontriamo ogni giorno, non è una novità e, ormai, chi si emoziona più? Eppure domenica scorsa, 17 settembre 2023, io mi sono emozionato, perché ho toccato con mano, o meglio, ho visto con i miei occhi e udito con le mie orecchie ciò che non avrei osato immaginare. Altre volte mi era capitato di assistere a qualche esperienza teatrale sul palcoscenico della parrocchia. Qui a Osteria Grande.

O nella mia parrocchia di un tempo, quando io stesso da ragazzo avevo fatto l’attore, a Bologna, a sant’Antonio di Savena, dove solo poche famiglie e qualche bar offrivano ai vicini di casa e ai frequentatori, di passare qualche serata davanti alla televisione con le sue offerte di intrattenimento in bianco e nero.

Domenica pomeriggio invece non potevo rinunciare ad assistere alla proposta di un gruppo di signore che da tempo si riuniscono per passare qualche ora scambiando “due chiacchiere” intorno alla tombola, creando anche quel tanto di “suspense” insieme alla soddisfazione di portare a casa qualche oggettino, puntando qualche spicciolo, senza rattristarsi se la fortuna bacia qualcun altro. La proposta era sintetizzata nel volantino affisso alla bacheca della parrocchia a me giunta tramite uno dei vari social locali. Il teatro traboccava di nonne, nonni, mamme, qualche papà e un bel gruppo di nipotini. Il titolo era accattivante “PINOCCHIO”. Avevo qualche minuto di ritardo e già avvicinandomi erano giunti alle mie orecchie gli applausi di una platea a dir poco entusiasta.

È bastato entrare per rendersi conto dell’eccezionalità dell’evento e del livello della realizzazione. – Ma ci vogliono le scene, e come faranno a rappresentare il Paese dei Balocchi? E la Balena? E chi interpreterà il Grillo Parlante? E la Fata Turchina? E il Gatto? e la Volpe? Di scena in scena si svolgeva la bella favola prodotte dalla fantasia di Collodi. Non ho potuto resistere alla tentazione di scattare un po’ di foto, perché certe esperienze non è giusto goderle da soli e, allora, almeno un paio, eccole qua.

Applausi a non finire. Talché arrivato a casa non ho saputo resistere e ho informato un amico giornalista.

Caro … è di un bel gruppo di nonne che vorrei parlarti. Stufe di riunirsi settimanalmente a giocare a tombola, hanno sfidato i pregiudizi dell’età e si sono cimentate in una divertente rappresentazione teatrale. E così, oggi pomeriggio (domenica 17 settembre) dal palcoscenico delle opere parrocchiali di Osteria Grande, hanno offerto ad una platea entusiasta e quasi incredula di duecento nonni, nonne, nipoti e relativi genitori una originale trasposizione teatrale di PINOCCHIO. Abbiamo così scoperto la naturale capacità di « recitare » e di coinvolgere di una gênerazione che oggi vediamo quotidianamente impegnata a supportare in molti modi le famiglie del territorio. Le stesse nonne che preparano il pranzo ai nipoti quando i genitori sono al lavoro, si sono sorprendentemente trasformate nei più noti personaggi della fiaba più amata. Si sono divertite prima di tutto loro nei panni di Geppetto, del Grillo Parlante, di Mangiafuoco, della Fatina dai capelli turchini, ma hanno scatenato gli applausi di una platea sorpresa, entusiasta e grata a chi si è cimentato nella traduzione teatrale dell’opera di Collodi, di chi ha curato la regia, di chi ha interpretato i personaggi e di chi ha dipinto le scene.
Se vuoi posso raccontarti dell’altro …” e così è stato.

Il giorno dopo una pagina di giornale quasi tutta per loro per queste straordinarie rappresentanti di un mondo di perennials che sa reinventare la figura dei nonni, soprattutto delle nonne che, non contente di tenere aperto il ristorante domestico per i nipoti, si scoprono intrattenitrici, divertendo loro stesse in primo luogo e, insieme, una bella fetta di società.

admin on Settembre 1st, 2023
  • Ci sono anni proprio difficili …

Un anno difficile! Ha esordito ieri, prima che cominciasse la messa, un caro amico particolarmente segnato, proprio in questo 2023 da due lutti familiari. Difficile anche in generale! ha continuato. E mi sono immediatamente trovato a pensare al Mondo, al nostro Mondo strapazzato dalle guerre …

Siamo stati oltre settanta anni in pace, sono quasi ottant’anni che non lasciamo lapidi a ricordo dei caduti …

Riflettevo e, rientrato a casa, ho ritrovato questo mio scritto:

SENTIERI, PENSIERI

Li ho in testa da sempre … che sballo

I sentieri …

Nei boschi, si sale, si suda, ci ho sete, si beve … 

Glu glu … che bello … e tu, sì, proprio tu.

Dai! Guarda laggiù …

È piccolo il mondo, e io son quassù …

E penso.

Gran dono pensare

Cercar di capire.

Le vedo di qui son come formiche

È lunga la strada, le seguo che vanno …

che vanno, che vanno, che vanno …

Più piccole ancora e poi sempre di più …

Però che fatica. La senti anche tu? 

Ti arrendi? che fai? Da umano non è…

Sentieri ce n’è:

Davanti allo specchio ti guardi negli occhi

Le senti le ali? E stendile un po’

E fai la tua parte come il colibrì.

Sentieri son anche i pensieri

Mi inseguono.

Non sempre li voglio, ma vengono

E i missili vedo, le armi imbracciate, i carri

La zeta dipinta

E tu scappa

Nascondi

Ripàrati

Dove chissà

L’allarme.

E tu corri e corri, ma dove?

E ti chiedi perché

Perché mai, perché mai, perché qui …

Perché lì …

Sentieri, sentieri di fuga 

Profughi, parole mai dette, e scene mai viste …

Ma no. Non è vero. Intanto, per ora, non qui …

Sentieri di guerra?

Sentieri mai più, l’han detto, lo dicono sempre

Non basta, non basta non basta …

Ma basta. Mai più!

Ti arrendi? che fai? Da umano non è…

Sentieri ce n’è:

Davanti allo specchio ti guardi negli occhi

Le senti le ali? E stendile un po’

E fai la tua parte come il colibrì.

E vedo … le vedo, sfumate, velate, si tolgono il velo…

È nera la chioma. Che affronto! Ma coprila, dài … 

Ci pensi? È bella, che orgoglio! Che fai? 

Sei bella … ti vedo, sei bella! 

E copriti!

Bella bellissima, ma solo per me …

E allora non vale, 

Non vale,

Non vale.

Le forbici abbiamo, 

Non vale la vita, la vita di donna 

Che sale e cammina e cammina 

Sugli aspri sentieri della libertà.

Le vedo sui banchi, costrette dai maschi 

A fingersi maschi

Ma è bello sapere, ti dici, è vita sapere,

È donna sapere, ed è libertà.

Perché non per me?

Ti arrendi? che fai? Da umano non è…

Sentieri ce n’è:

Davanti allo specchio ti guardi negli occhi

Le senti le ali? E stendile un po’

E fai la tua parte come il colibrì.

Siam otto miliardi e ogni giorno di più.

I nostri sentieri van sempre più su

Son pochi alla cima 

S’affannano i più 

Li incontri per strada 

Son sacchi di notte!

Aperta la mano che parla ed è vuota …

E fuggono altrove, ma prima c’è il mare … la meta …

La meta, la meta dov’è? La meta qual’è?

La meta, ma c’è?

È l’onda che sfiora e carezza i tuoi piccoli piedi

Di naufrago bimbo di mamma Speranza.

E babbo Coraggio.

Ti arrendi? che fai? Da umano non è…

Sentieri ce n’è:

Davanti allo specchio ti guardi negli occhi

Le senti le ali? E stendile un po’

E fai la tua parte come il colibrì.

admin on Agosto 26th, 2023

Ci sono esperienze che non puoi dimenticare

I giorni dell’infarto

Difficile registrare qualcosa in modo ordinato in questi giorni, ma si può provare. 

Casa mia. 11 febbraio 2020, fine mattinata. Un immediato, insopportabile dolore dietro le spalle che si diffonde rapido in zona sterno e lungo il braccio. Vomito. Intuisco. 

É un infarto. Silvana telefona al dottore. Nessuna risposta e allora sia 118. Tempo 13 minuti l’ambulanza è davanti a casa. Scendo con i miei mezzi. Mi dicono che non c’è da preoccuparsi. E non mi preoccupo, però non perdono tempo. Decidono per Villa Maria Cecilia Hospital di Cotignola. 

Da Comellini a Castel San Pietro si va a comprare prosciutto e leccornie e loro si fermano per far salire il medico che avverte del mio arrivo. 

Ci siamo. Mi pare di vivere un film. Salto da una barella all’altra che già corre lungo un bianco corridoio. Brusca frenata e si materializza una sala operatoria. Divise verdi, bianche, blu, sincronie studiate e perfette, bip, luci si incrociano, monitor mostrano percorso e dati, bip, bip, bio  qualcosa penetra e si insinua, rallenta, curva, bip, bip, bip…

Ci siamo. Tre e mezzo… meglio quattro? Tre. … bip, bip, bip, … Ormai sono bionico. 

La lettiga è già in viaggio. Si sale, usciamo al terzo. Terapia Intensiva. Stanza n. 1. 

Son passate due settimane, poco più e ormai l’ospedale è per me un ricordo. Di nuovo tra le mura di casa, il malato che è in me si sfarina giorno dopo giorno. In realtà non mi sono mai sentito veramente malato. La sofferenza fisica è terminata già al momento della partenza dell’ambulanza da casa mia, risolta da una di quelle sostanze miracolose che chi ne sa ed è lì per provvedere ti inocula immediatamente. Dopo, a farti sentire malato contribuiscono l’ambiente, i tuoi cari persino troppo assidui e attenti, la presenza continua degli addetti con le loro divise, la loro gentilezza, la loro determinazione. 

E tu Ti guardi intorno e scopri. Perché l’ospedale è ricco di persone e questo, in particolare, di persone che vengono da lontano. 

Salerno, Caserta, Fermo, ma anche Africa. Pelle non mente. E sarà che siamo tutti così presi dalle mille paure indotte dai mille aspetti di una globalizzazione non digerita, ma anche qui affiorano fantasiosi ragionamenti intorno a chi dovrebbe o non dovrebbe poter fruire dei servizi di un ospedale come questo. 

Il discorso sta sulle generali: – Vede? Ma quanti letti in più ci sarebbero a disposizione per noi italiani? E invece …

Non mi sento di rispondere. In fondo anche lei che assiste il mio compagno di stanza è provata, sicuramente ha sofferto. Eppure dentro di me non posso fare a meno di pensare che anche il suo assistito non è proprio “del posto”. 

Cinque minuti e abbiamo una visita. Un fraticello con tanto di stola pronto a farci pregare:

  • Sono Padre Giuseppe! Da dove venite?

La provenienza è la prima domanda. E non può essere diversamente in un ospedale come Villa Maria Cecilia al quale si ricorre da ogni parte del mondo e nel quale operano medici di molte parti del pianeta. 

Solo io di questa regione. Realizzo che la mia convinzione di essere nato nel tempo e nel luogo migliore si rafforza una volta di più. Non avevo mai verificato di persona l’eccellenza della sanità emiliano romagnola, ora con questa esperienza si colma anche questa mia lacuna. 

Il mio coinquilino è marchigiano ed è in partenza. Ma dovrà tornare. Lo hanno ricoperto di prescrizioni, di consigli, di farmaci e… di un nuovo appuntamento.

Padre Giuseppe ormai si congeda. Ma io non resisto: 

  • E lei, padre, da dove viene?
  • Ah… Indovina indovinello!
    Non era difficile la risposta, ma preferisco andare per gradi
  • Intanto … dall’Asia.
  • Bravo! Ma l’Asia è grande, fratello!
  • E allora, India!
  • Perfetto.

Com’è piccolo il mondo! Pochi metri quadri lo spazio, tre giorni il tempo e intorno a me ruotano italiani da Salerno, da Caserta, dalle Marche e ora dall’India… 

Non passano cinque minuti e si affaccia un medico. In questi pochi giorni di permanenza non mi era ancora capitato di incrociarlo. Infatti non è venuto per me, ma per dare le ultime disposizioni al mio vicino. Divisa d’ordinanza, grande sorriso, grembiule immacolato, fonendoscopio al collo e… faccia nera. E così lAfrica non è presente solo tra gli ammalati, ma anche fra i medici. 

Ce n’è da riflettere. Per tutti. 

Ritrovo questo scritto due anni e mezzo dopo.

L’intenzione, allora, era di lasciare sulla carta i momenti più significativi di un’esperienza praticamente unica per me. Non avevo mai soggiornato tanto a lungo in ospedale nella mia vita di ottantenne e mi sembrava opportuno lasciare qualche piccolo flash ai posteri. Avevo già approntato anche i titoli.

Cose mai viste: L’Irene di Moraduccio

Compagni di banco

L’ecodoctor alla Cappella Sistina 

Politica da Hospital

Ebbene soltanto uno di quei titoli rievoca qualche immagine, l’Irene di Moraduccio, una signora con qualche anno più di me, forse sulla novantina, una donna molto spigliata, me la ricordo chiacchierona. Nella stanza per assicurare la giusta riservatezza avevano collocato tra il suo e il mio letto un separé, ma qualche scambio di idee ci fu, qualche informazione sul luogo di provenienza e poco altro. Gli altri titoli non mi suggeriscono più nulla. Peccato, perché complessivamente fu un’esperienza ricca di stimoli e di riflessioni.

Non dimentico che negli ultimi giorni della seconda settimana di degenza, quella trascorsa all’ospedale nuovo di  Imola, medici e infermieri comparvero mascherati: anche dalle nostre parti aveva fatto capolino il Covid.

Oggi, 25 Agosto 2023, ho ritrovato questo scritto del febbraio 2020 e la curiosità è rimasta intorno a quell’abbozzo di titoli lasciati privi di ulteriori spiegazioni. Ma della Signora Irene non posso tacere l’aria di mistero che inducevano le informazioni che lei stessa forniva sul suo luogo di provenienza con quel nome dalla desinenza toscaneggiante: Moraduccio.

E così ho cercato. Su Google si trova tutto. La cosa più bella è indubbiamente la cascata 

https://www.tripadvisor.it/Attraction_Review-g2250952-d8599375-Reviews-Cascata_di_Moraduccio-Castel_del_Rio_Province_of_Bologna_Emilia_Romagna.html

Basta un clic e vi trovate in un posto meraviglioso. Non saranno le cascate del Niagara, ma un salto d’acqua di 30 metri non è cosa da poco. Mi viene una gran voglia di andare a vedere, anche perché sono al confine tra la provincia di Bologna e quella di Firenze e, guarda caso, proprio lì, sulla strada c’è una trattoria che si chiama proprio La Cascata e, ancora una volta sarà il pc o il cellulare ad offrirti l’anteprima dell’acquolina in bocca. 

https://www.tripadvisor.it/Restaurant_Review-g1078183-d3446250-Reviews-La_Cascata-Firenzuola_Tuscany.html

Come sempre io dovrò fare attenzione,  perché prima di congedarmi dall’ospedali i medici a consulto fecero a gara nell’impartire prescrizioni e consigli: non oltrepassare i mille metri di quota – o anche milleduecento per qualcuno più largo di manica – e sulla carne il limite era dato dal colore: carni bianche e quindi, addio fiorentine e compagnia. Fortunatamente un medico più simpatico fece notare che ora ero guarito, perciò …

Mi fermo qui.

admin on Marzo 18th, 2023

Molte sono state le occasioni per lanciarsi in qualche riflessione.

Non sono mancati, di certo, gli argomenti … 

Alcune citazioni erano d’obbligo.

Ci si poteva dimenticare delle donne Ukraine? Quelle rimaste in patria in assenza di possibili mete alternative e quelle già lontane da casa, come le “badanti” che noi conosciamo bene per il ruolo che ricoprono nei confronti della nostra popolazione più anziana …

E delle ragazze iraniane? Che hanno pagato con la vita solo per aver azzardato di mostrare i capelli? E per aver manifestato la loro voglia di vivere? Che cosa vuol dire infatti il loro motto “DONNA VITA LIBERTA” se non unicamente diritto alla vita?

E delle ragazze afghane? Che per andare a scuola devono fingersi e tramutarsi in maschi? 

E lasciatemi aggiungere le donne di Bukavu che ho nel cuore più di altre solo per averle viste all’opera per la sopravvivenza dei più piccoli, per la coltivazione dei campi, per l’alimentazione, per la vita e il futuro dei piccoli, dei ragazzi, dei giovani che quotidianamente caricano sulle loro spalle, per una  vita minacciosa che le ha sottoposte a violenze tra le più atroci.

Potrei continuare a lungo, ma mi fermo qui. 

Voglio solo allargare lo sguardo verso il passato. Un passato anche recente.

Sono stato a teatro qualche sera fa. Qui, a Castel San Pietro, al Jolly dove il mio amico Dario, attore, regista, imprenditore, operatore culturale di grande talento, propone da tempo  un teatro gradevole e coraggioso. 

Non era proprio l’8 marzo, l’odore della festa della donna era ancora vivo e il titolo dello spettacolo lo richiamava chiaramente: MIMOSE.

Al termine mi sono sentito spinto a comprare il testo. Ne farò omaggio alle mie nipoti, sperando che in casa loro quel prezioso libretto resti a disposizione anche dei maschi e che proprio ai maschi venga la curiosità di sfogliarlo e di lasciarsi trasportare nel tempo e nello spazio per conoscere alcune donne che hanno lasciato e ancora possono lasciare il segno.

admin on Gennaio 1st, 2023

… pensieri tra Natale e Capodanno

Sì, come tutti gli anni, anche al termine di questo 2022, di questo anno così poco allegro, ancora segnato dalla coda del COVID e scosso da una guerra che dalle troppe guerre che sconvolgono il pianeta si distingue per l’eccessiva vicinanza alle nostre città e ai nostri interessi, ebbene, anche quest’anno mo’ vene Natale!. Ora che scrivo è pure già trascorso lasciando, come sempre, impressioni, fissate più o meno provvisoriamente nella memoria di ciascuno. Anch’io ne ho tante, ma un’immagine desidero riportare qui insieme a qualche riflessione sperando che stimoli qualche emozione positiva nei tre o quattro lettori che capiteranno a scorrere le pagine di questo blog.

Sono certo che anche a chi legge non sfuggirà lo sguardo penetrante di questo bambino, non sfuggirà l’espressione soddisfatta e insieme curiosa. Se non lo sai già, amico lettore o amica lettrice, questo bambino abita in una grande città del Congo che si chiama Bukavu. Una città ricca di bambini come lui che hanno una gran voglia di crescere e tanti sogni da realizzare come tutti i bambini e le bambine del mondo.

Partiamo dalla foto. Sarebbe bello sapere come si chiama questo bambino, ma siccome le cartoline non parlano e io mi propongo di parlare un po’ di lui, sarà opportuno dargli un nome. Io lo chiamerei Pierrot, perché in Congo una delle lingue parlate dalla popolazione è il Francese e là ho un amico che si chiama Pierre ed è lui che mi ha mandato questo biglietto con gli auguri.

Esploriamo un po’ alla volta questo prezioso biglietto, In grande ci sono scritti in francese gli auguri di un gioioso Natale e di Buon anno 2023. Il Natale è appena trascorso, ma gli auguri valgono anche dopo, perché di gioia, Pierrot ce ne ha ispirata sicuramente tanta.

Non può esservi sfuggito che il piccolo Pierrot sta facendo colazione e sarete curiosi di sapere anche che cosa sta pappandosi di buono … e, se poi guardiamo meglio, ci verranno altre domande … tipo … ma chi sono tutti gli altri bambini dietro di lui? e perché ci fanno gli auguri da così lontano? e cosa ci augurano?

Partiamo dall’ultima. Ci augurano tre cose: un buon anno d’amore, un buon anno di pace e un buon anno di condivisione. A me piace molto quest’ultima parola, perché è la realizzazione delle altre due. Se siete d’accordo potrei condividere qui, sul blog, quello che so di ciò che per me è una magia o qualcosa di simile. Una magia senza mago che potremmo intitolare così: Una lettera dall’Africa.

Sull’ultimo atto si aprì il sipario due anni fa. Mancava poco a Natale e comparve sullo schermo del computer un messaggio. A Bukavu tanti bambini avevano fame. Peggio: vivevano in uno stato di denutrizione. Sapevo benissimo dov’era Bukavu. In capo a qualche minuto si affollarono nella mia mente le immagini di quella città del Congo nella quale avevo vissuto per pochi giorni nel febbraio del 2005. Non potevo tacere e fu così che partirono messaggi a ripetizione per una raccolta di danaro che consentisse a Pierre e ai suoi piccoli amici di potersi cibare per il tempo necessario a non morire.

Furono coinvolte molte persone, altre si aggiunsero e passarono la voce. Fu così che di bocca in bocca, di chat in chat, anche Sentieri di Pace a Osteria Grande e l’Oratorio San Giacomo di Imola si attivarono in grande stile, dando vita ad una condivisione operativa che vogliamo sperare continuerà a lungo in un crescendo di protagonisti e di iniziative. A chi non conosce bene questa storia, mi piacerebbe raccontargliene un po’. Ma per ora basta così.

Buon Anno e a presto. Bonne année et à bientôt. Happy new year and see you soon …

admin on Ottobre 17th, 2022

Persino la Festa della storia sopraggiunge all’improvviso. Per me naturalmente, solo per me, perché c’è un sacco di gente che lo sa che si inaugura proprio oggi. Ieri, visto che sto scrivendo il giorno dopo.

Che bella sorpresa! Ma che ci faranno mai tante persone proprio qui? e questi bambini impegnati in un’attività che li appassiona così tanto … non resta che informarsi e, intanto, scattare qualche foto.
Siamo a Claterna, la nostra piccola Pompei. Non sapevo nulla di questa bella iniziativa. È il 15 ottobre, giorno dell’inaugurazione della diciannovesima FESTA DELLA STORIA. Proprio una bella sorpresa! Da molti anni studiosi, appassionati, volontari, con l’aiuto dei comuni di Ozzano e Castel San Pietro Terme, sono impegnati a riportare alla luce del sole un tesoro di oltre venti secoli fa e tutta quella giornata ha testimoniato quanto siano grandi le opportunità di incuriosire grandi e piccoli alla nostra storia.

Che peccato non poter visitare anche la casa dei mosaici, il teatro, il tempio … Ma Claterna può offrire molto di più. Qualcuno sussurrava che occorrerebbe molto danaro per avviare altre stagioni di studio e di scavi. Mentre mi aggiravo tra i resti di questa città che ritorna a farsi viva e affascinare a ventidue secoli dal suo sorgere, mi veniva in mente il PNRR, ma non solo … E se interessa approfondire, basta spostarsi sempre qui sull’articolo del 27 dicembre 2017 dal titolo Umarell quasi per casohttp://www.vincenzozacchiroli.it/?m=201712.

admin on Ottobre 5th, 2022

Sì! c’è solo da umanizzare. Lo ribadisco. Siamo al secondo giovedì dopo la recentissima domenica elettorale e la mia intenzione era di meditare sull’esito di questa scelta italiana. Invece ciò che sta succedendo in Iran mi impone di riflettere su una situazione che fa rabbrividire. Ma su quel versante vi sono più quadranti degni di nota. Devo farne un elenco? potrò provarci, ma ne dimenticherò certamente più d’uno. Parto da questo, perché è il più recente, ma il panorama sarebbe ben più folto. Inutile spendere altre parole. Ci sono queste di Tina, studentessa iraniana a Parigi.

Conviene ascoltarle. https://tg.la7.it/cultura-e-societa/iran-la-giovane-tina-da-parigi-spiega-cosa-sta-succedendo-con-le-proteste-delle

È un appello di alcuni giorni fa che non può non coinvolgere. Agli amici e alle amiche chiedo soltanto di diffonderlo in nome dell’umanità che è in noi. Grazie.

admin on Settembre 29th, 2022

Che orrore! Le bombe sono sicuramente peggio: procurano paura, dolore, morte. Procurano vedove e orfani, mutilati e … Distruggono case, fabbriche, scuole, uffici, strade, ponti, … Sì, sono il peggio del peggio, ma come possiamo qualificare il referendum indetto da Vladimir Putin nelle aree occupate in Ucraina? Abbiamo visto le immagini: elettori ed elettrici, che vorrebbe dire sceglitori e sceglitrici, abbiamo visto le schede aperte sulle due opzioni, Sì o No. E abbiamo visto pure il livello di segretezza assicurato.

https://www.lapresse.it/esteri/2022/09/23/referendum-al-via-a-luhansk-oggi-si-fa-la-storia/

Non ci vuol molto a capire perché è stato definito referendum farsa.

Anche perché, basta dare una scorsa a questa testimonianza:

https://www.corriere.it/esteri/22_settembre_23/imbroglio-voto-diventare-russi-soldati-spalle-schede-aperte-lavatrici-premio-c0609ae6-3b7e-11ed-8e93-4aa9ade4f3e7.shtmlan

admin on Settembre 14th, 2022

Queste elezioni legislative (ricordo che si chiamano così perché gli eletti assumeranno l’onere nonché l’onore di proporre, discutere e approvare le leggi per la prossima legislatura) hanno finito per assumere un valore che va di molto oltre il consueto. C’è poco da dire, il tempo passa, todo cambia canta Mercedes Sosa https://www.google.com/search?client=safari&rls=en&q=todo+cambia+mercedes+sosa&ie=UTF-8&oe=UTF-8, e se in Italia siamo passati, nel tempo, a concentrarci, di volta in volta anche sulle elezioni o sull’evoluzione politica di altri paesi, ora tocca agli altri puntare la loro attenzione sul prossimo 25 settembre italiano. L’esito di quel voto si rifletterà anche oltre i nostri confini nazionali. Non per niente il grande Capo russo sfruculia insistentemente intorno al nostro confronto politico interno, ci lancia minacce volte a condizionare pesantemente l’orientamento italiano verso il conflitto da lui innescato il 24 febbraio scorso nel bel mezzo dell’Europa. È chiaro che non è indifferente se la vittoria arriderà a chi ha approvato e sostenuto le sanzioni e non esita ad appoggiare la difesa del popolo Ucraino o di chi le ha commentate evidenziando solo il danno economico procurato agli italiani, contribuendo così a confondere ancor più le idee anziché a chiarirle. E non sarà indifferente se l’immigrazione verrà governata creando condizioni tali che giovani africani possano inserirsi positivamente e rendersi utili laddove necessita quel ricambio generazionale reso problematico dalla carenza di nuove nascite di bambini italiani, o impedendo unicamente e con ogni mezzo gli sbarchi sulle nostre coste trasformando il Mediterraneo in un cimitero. Ci sono dati che presentano con grande chiarezza i cambiamenti, nel rapporto nati/morti e nella distribuzione delle età, la possibile evoluzione in un futuro prossimo della popolazione italiana anche in rapporto a quella del Pianeta. https://italiaindati.com È solo un primo tentativo di approfondimento che a me fa subito capire che davanti a dati come questi non si può restare indifferenti e la reazione di chi (in nome della purezza della razza?) propone unicamente il blocco degli sbarchi è, a dir poco, superficiale, irrazionale e totalmente priva di senso. La medicina è un’altra. Bisogna parlarsi. Solo così nascono soluzioni intelligenti.

Questa foto, per certi versi, potrebbe essere anche solo simbolica: europei e africani che si confrontano con l’ausilio di qualche foto o qualche slide . In realtà è molto di più. E chi, come me che scrivo, ha vissuto parte di un’esperienza per me datata 2005, può testimoniare che il dialogo sincero e profondo può portare a risultati che vanno oltre ogni speranza. Chi avrebbe immaginato che da un corso di formazione frequentato a Imola da un ragazzo di Bukavu, fossero poi nate iniziative nel campo dell’agricoltura, della cooperazione, dell’alimentazione, dei diritti, della salute, dell’istruzione?

Vale forse la pena di soffermarsi anche sull’altro filone dell’immigrazione che ci ha interessato molto da vicino e ha fatto respirare alle persone naturalmente sensibili l’aria di una guerra in atto. Credo, purtroppo, che continuerà a interessarci anche per il futuro: è quello proveniente dall’est europeo. L’Ucraina è dopo la Romania il principale fornitore di quella mano d’opera quasi assolutamente femminile che si prende cura dei nostri vecchi e delle persone non autosufficienti. Alle menti integre sorgono immediatamente alcune domande. Come mai abbiamo un’offerta tanto consistente per le donne dell’Est? Come mai le donne dell’est invece di assistere gli anziani di casa loro preferiscono venire in Italia ad assistere i nostri nonni e le nostre nonne nei loro ultimi anni di vita? Questo fenomeno è così diffuso anche negli altri stati dell’occidente Europeo? Una prima risposta relativamente allo stato di fatto italiano lo troviamo qui in un recente rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità. https://www.epicentro.iss.it/ben/2012/aprile/2

Per farsi, poi, un’idea ancor più vicina alla realtà, varrebbe la pena di consultare le statistiche della migrazione verso l’Europa nel sito della Commissione Europea. Una scorsa anche a quello, se già non bastano i dati esaminati finora potrebbe fornire buone idee anche agli italiani e alle italiane che si avvieranno a svolgere il dovere di esprimere il loro voto, domenica 25 settembre 2022! Per orientarsi a votare menti sane e persone competenti e serie.https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/promoting-our-european-way-life/statistics-migration-europe_it