
Molte sono state le occasioni per lanciarsi in qualche riflessione.
Non sono mancati, di certo, gli argomenti …
Alcune citazioni erano d’obbligo.
Ci si poteva dimenticare delle donne Ukraine? Quelle rimaste in patria in assenza di possibili mete alternative e quelle già lontane da casa, come le “badanti” che noi conosciamo bene per il ruolo che ricoprono nei confronti della nostra popolazione più anziana …
E delle ragazze iraniane? Che hanno pagato con la vita solo per aver azzardato di mostrare i capelli? E per aver manifestato la loro voglia di vivere? Che cosa vuol dire infatti il loro motto “DONNA VITA LIBERTA” se non unicamente diritto alla vita?
E delle ragazze afghane? Che per andare a scuola devono fingersi e tramutarsi in maschi?
E lasciatemi aggiungere le donne di Bukavu che ho nel cuore più di altre solo per averle viste all’opera per la sopravvivenza dei più piccoli, per la coltivazione dei campi, per l’alimentazione, per la vita e il futuro dei piccoli, dei ragazzi, dei giovani che quotidianamente caricano sulle loro spalle, per una vita minacciosa che le ha sottoposte a violenze tra le più atroci.
Potrei continuare a lungo, ma mi fermo qui.
Voglio solo allargare lo sguardo verso il passato. Un passato anche recente.
Sono stato a teatro qualche sera fa. Qui, a Castel San Pietro, al Jolly dove il mio amico Dario, attore, regista, imprenditore, operatore culturale di grande talento, propone da tempo un teatro gradevole e coraggioso.
Non era proprio l’8 marzo, l’odore della festa della donna era ancora vivo e il titolo dello spettacolo lo richiamava chiaramente: MIMOSE.
Al termine mi sono sentito spinto a comprare il testo. Ne farò omaggio alle mie nipoti, sperando che in casa loro quel prezioso libretto resti a disposizione anche dei maschi e che proprio ai maschi venga la curiosità di sfogliarlo e di lasciarsi trasportare nel tempo e nello spazio per conoscere alcune donne che hanno lasciato e ancora possono lasciare il segno.
… pensieri tra Natale e Capodanno
Sì, come tutti gli anni, anche al termine di questo 2022, di questo anno così poco allegro, ancora segnato dalla coda del COVID e scosso da una guerra che dalle troppe guerre che sconvolgono il pianeta si distingue per l’eccessiva vicinanza alle nostre città e ai nostri interessi, ebbene, anche quest’anno mo’ vene Natale!. Ora che scrivo è pure già trascorso lasciando, come sempre, impressioni, fissate più o meno provvisoriamente nella memoria di ciascuno. Anch’io ne ho tante, ma un’immagine desidero riportare qui insieme a qualche riflessione sperando che stimoli qualche emozione positiva nei tre o quattro lettori che capiteranno a scorrere le pagine di questo blog.

Sono certo che anche a chi legge non sfuggirà lo sguardo penetrante di questo bambino, non sfuggirà l’espressione soddisfatta e insieme curiosa. Se non lo sai già, amico lettore o amica lettrice, questo bambino abita in una grande città del Congo che si chiama Bukavu. Una città ricca di bambini come lui che hanno una gran voglia di crescere e tanti sogni da realizzare come tutti i bambini e le bambine del mondo.
Partiamo dalla foto. Sarebbe bello sapere come si chiama questo bambino, ma siccome le cartoline non parlano e io mi propongo di parlare un po’ di lui, sarà opportuno dargli un nome. Io lo chiamerei Pierrot, perché in Congo una delle lingue parlate dalla popolazione è il Francese e là ho un amico che si chiama Pierre ed è lui che mi ha mandato questo biglietto con gli auguri.
Esploriamo un po’ alla volta questo prezioso biglietto, In grande ci sono scritti in francese gli auguri di un gioioso Natale e di Buon anno 2023. Il Natale è appena trascorso, ma gli auguri valgono anche dopo, perché di gioia, Pierrot ce ne ha ispirata sicuramente tanta.
Non può esservi sfuggito che il piccolo Pierrot sta facendo colazione e sarete curiosi di sapere anche che cosa sta pappandosi di buono … e, se poi guardiamo meglio, ci verranno altre domande … tipo … ma chi sono tutti gli altri bambini dietro di lui? e perché ci fanno gli auguri da così lontano? e cosa ci augurano?
Partiamo dall’ultima. Ci augurano tre cose: un buon anno d’amore, un buon anno di pace e un buon anno di condivisione. A me piace molto quest’ultima parola, perché è la realizzazione delle altre due. Se siete d’accordo potrei condividere qui, sul blog, quello che so di ciò che per me è una magia o qualcosa di simile. Una magia senza mago che potremmo intitolare così: Una lettera dall’Africa.
Sull’ultimo atto si aprì il sipario due anni fa. Mancava poco a Natale e comparve sullo schermo del computer un messaggio. A Bukavu tanti bambini avevano fame. Peggio: vivevano in uno stato di denutrizione. Sapevo benissimo dov’era Bukavu. In capo a qualche minuto si affollarono nella mia mente le immagini di quella città del Congo nella quale avevo vissuto per pochi giorni nel febbraio del 2005. Non potevo tacere e fu così che partirono messaggi a ripetizione per una raccolta di danaro che consentisse a Pierre e ai suoi piccoli amici di potersi cibare per il tempo necessario a non morire.
Furono coinvolte molte persone, altre si aggiunsero e passarono la voce. Fu così che di bocca in bocca, di chat in chat, anche Sentieri di Pace a Osteria Grande e l’Oratorio San Giacomo di Imola si attivarono in grande stile, dando vita ad una condivisione operativa che vogliamo sperare continuerà a lungo in un crescendo di protagonisti e di iniziative. A chi non conosce bene questa storia, mi piacerebbe raccontargliene un po’. Ma per ora basta così.
Buon Anno e a presto. Bonne année et à bientôt. Happy new year and see you soon …
Persino la Festa della storia sopraggiunge all’improvviso. Per me naturalmente, solo per me, perché c’è un sacco di gente che lo sa che si inaugura proprio oggi. Ieri, visto che sto scrivendo il giorno dopo.

Che bella sorpresa! Ma che ci faranno mai tante persone proprio qui? e questi bambini impegnati in un’attività che li appassiona così tanto … non resta che informarsi e, intanto, scattare qualche foto.
Siamo a Claterna, la nostra piccola Pompei. Non sapevo nulla di questa bella iniziativa. È il 15 ottobre, giorno dell’inaugurazione della diciannovesima FESTA DELLA STORIA. Proprio una bella sorpresa! Da molti anni studiosi, appassionati, volontari, con l’aiuto dei comuni di Ozzano e Castel San Pietro Terme, sono impegnati a riportare alla luce del sole un tesoro di oltre venti secoli fa e tutta quella giornata ha testimoniato quanto siano grandi le opportunità di incuriosire grandi e piccoli alla nostra storia.
Un’arciera conversa con due legionari Tutti attenti alle spiegazioni Grande e bella la casa del fabbro Riposano gli scudi dei legionari Curiosare tra i banchetti Il Centurione sorveglia …
Che peccato non poter visitare anche la casa dei mosaici, il teatro, il tempio … Ma Claterna può offrire molto di più. Qualcuno sussurrava che occorrerebbe molto danaro per avviare altre stagioni di studio e di scavi. Mentre mi aggiravo tra i resti di questa città che ritorna a farsi viva e affascinare a ventidue secoli dal suo sorgere, mi veniva in mente il PNRR, ma non solo … E se interessa approfondire, basta spostarsi sempre qui sull’articolo del 27 dicembre 2017 dal titolo Umarell quasi per casohttp://www.vincenzozacchiroli.it/?m=201712.
Sì! c’è solo da umanizzare. Lo ribadisco. Siamo al secondo giovedì dopo la recentissima domenica elettorale e la mia intenzione era di meditare sull’esito di questa scelta italiana. Invece ciò che sta succedendo in Iran mi impone di riflettere su una situazione che fa rabbrividire. Ma su quel versante vi sono più quadranti degni di nota. Devo farne un elenco? potrò provarci, ma ne dimenticherò certamente più d’uno. Parto da questo, perché è il più recente, ma il panorama sarebbe ben più folto. Inutile spendere altre parole. Ci sono queste di Tina, studentessa iraniana a Parigi.
Conviene ascoltarle. https://tg.la7.it/cultura-e-societa/iran-la-giovane-tina-da-parigi-spiega-cosa-sta-succedendo-con-le-proteste-delle
È un appello di alcuni giorni fa che non può non coinvolgere. Agli amici e alle amiche chiedo soltanto di diffonderlo in nome dell’umanità che è in noi. Grazie.
Che orrore! Le bombe sono sicuramente peggio: procurano paura, dolore, morte. Procurano vedove e orfani, mutilati e … Distruggono case, fabbriche, scuole, uffici, strade, ponti, … Sì, sono il peggio del peggio, ma come possiamo qualificare il referendum indetto da Vladimir Putin nelle aree occupate in Ucraina? Abbiamo visto le immagini: elettori ed elettrici, che vorrebbe dire sceglitori e sceglitrici, abbiamo visto le schede aperte sulle due opzioni, Sì o No. E abbiamo visto pure il livello di segretezza assicurato.
https://www.lapresse.it/esteri/2022/09/23/referendum-al-via-a-luhansk-oggi-si-fa-la-storia/
Non ci vuol molto a capire perché è stato definito referendum farsa.
Anche perché, basta dare una scorsa a questa testimonianza:
Queste elezioni legislative (ricordo che si chiamano così perché gli eletti assumeranno l’onere nonché l’onore di proporre, discutere e approvare le leggi per la prossima legislatura) hanno finito per assumere un valore che va di molto oltre il consueto. C’è poco da dire, il tempo passa, todo cambia canta Mercedes Sosa https://www.google.com/search?client=safari&rls=en&q=todo+cambia+mercedes+sosa&ie=UTF-8&oe=UTF-8, e se in Italia siamo passati, nel tempo, a concentrarci, di volta in volta anche sulle elezioni o sull’evoluzione politica di altri paesi, ora tocca agli altri puntare la loro attenzione sul prossimo 25 settembre italiano. L’esito di quel voto si rifletterà anche oltre i nostri confini nazionali. Non per niente il grande Capo russo sfruculia insistentemente intorno al nostro confronto politico interno, ci lancia minacce volte a condizionare pesantemente l’orientamento italiano verso il conflitto da lui innescato il 24 febbraio scorso nel bel mezzo dell’Europa. È chiaro che non è indifferente se la vittoria arriderà a chi ha approvato e sostenuto le sanzioni e non esita ad appoggiare la difesa del popolo Ucraino o di chi le ha commentate evidenziando solo il danno economico procurato agli italiani, contribuendo così a confondere ancor più le idee anziché a chiarirle. E non sarà indifferente se l’immigrazione verrà governata creando condizioni tali che giovani africani possano inserirsi positivamente e rendersi utili laddove necessita quel ricambio generazionale reso problematico dalla carenza di nuove nascite di bambini italiani, o impedendo unicamente e con ogni mezzo gli sbarchi sulle nostre coste trasformando il Mediterraneo in un cimitero. Ci sono dati che presentano con grande chiarezza i cambiamenti, nel rapporto nati/morti e nella distribuzione delle età, la possibile evoluzione in un futuro prossimo della popolazione italiana anche in rapporto a quella del Pianeta. https://italiaindati.com È solo un primo tentativo di approfondimento che a me fa subito capire che davanti a dati come questi non si può restare indifferenti e la reazione di chi (in nome della purezza della razza?) propone unicamente il blocco degli sbarchi è, a dir poco, superficiale, irrazionale e totalmente priva di senso. La medicina è un’altra. Bisogna parlarsi. Solo così nascono soluzioni intelligenti.

Vale forse la pena di soffermarsi anche sull’altro filone dell’immigrazione che ci ha interessato molto da vicino e ha fatto respirare alle persone naturalmente sensibili l’aria di una guerra in atto. Credo, purtroppo, che continuerà a interessarci anche per il futuro: è quello proveniente dall’est europeo. L’Ucraina è dopo la Romania il principale fornitore di quella mano d’opera quasi assolutamente femminile che si prende cura dei nostri vecchi e delle persone non autosufficienti. Alle menti integre sorgono immediatamente alcune domande. Come mai abbiamo un’offerta tanto consistente per le donne dell’Est? Come mai le donne dell’est invece di assistere gli anziani di casa loro preferiscono venire in Italia ad assistere i nostri nonni e le nostre nonne nei loro ultimi anni di vita? Questo fenomeno è così diffuso anche negli altri stati dell’occidente Europeo? Una prima risposta relativamente allo stato di fatto italiano lo troviamo qui in un recente rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità. https://www.epicentro.iss.it/ben/2012/aprile/2
Per farsi, poi, un’idea ancor più vicina alla realtà, varrebbe la pena di consultare le statistiche della migrazione verso l’Europa nel sito della Commissione Europea. Una scorsa anche a quello, se già non bastano i dati esaminati finora potrebbe fornire buone idee anche agli italiani e alle italiane che si avvieranno a svolgere il dovere di esprimere il loro voto, domenica 25 settembre 2022! Per orientarsi a votare menti sane e persone competenti e serie.https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/promoting-our-european-way-life/statistics-migration-europe_it
Confusi? Quando, dove, che cosa e chi

Il tempo che fugge a volte ci angoscia, il mondo davanti a noi con mille problemi ci sconcerta, la globalità e rapidità dell’informazione, come flash si accendono, si spengono e non lasciano riflettere. Colpiscono ed emozionano. Non credo che sia così solo per me. Io sento l’esigenza di sostare almeno qualche minuto. Mi sorgeranno molte domande, troppe, cui sarà difficile tentare di rispondere, perché tutto s’intreccia, s’aggroviglia, si confonde, sfuma e riappare, ma non posso far finta di niente.
Interconnessi
Il tempo: qualche giorno fa si sottolineava il fatto che la guerra in Ucraina scavalcava il sesto mese. Mezzo anno. Già troppo per chi come noi, figli di oltre settanta anni di pace, manco lontanamente immaginavamo che si potesse ripiombare in una situazione tale da dover temere più o meno drastici cambiamenti di vita. Son passati sei mesi da quell’inattesa data del 24 febbraio 2022. L’iniziale parossistica attenzione alle notizie minuto per minuto provenienti dalle contrade invase, dalle metropolitane trasformate in rifugio antimissile, dalle sfilate di carriarmati con la Zeta, dalle prime macerie testimoni della drammatica realtà dell’invasione, dall’attivarsi nelle nostre città, grandi e piccole, dell’accoglienza ai parenti, anch’essi grandi e piccoli delle nostre badanti e non solo, non è più la stessa. A tutto si fa l’abitudine? Un po’ è così, ma le vacanze stanno finendo, i weekend autostradali a senso inverso, ma ancora da bollino rosso animano i telegiornali, si torna a casa, l’estate sta finendo, l’inverno è alle porte e il gas arriverà? o dovremo recuperare i dismessi cappotti, le vecchie coperte imbottite e riempire rapidamente le cantine di legna da ardere?? E, tanto per complicare la situazione e far capire a chi ancora non ci aveva pensato che il mondo è piccolo e … globalisti o no, europeisti o no, sovranisti o no, patrioti o no, alla fine, ci piaccia o no, siamo tutti interconnessi. Eh, sì! Volere o no, il tubo cirillico che arriva nelle nostre cucine all’americana, parte dalla Russia e che di lì esca il gas per scaldare le nostre case e cuocere le tagliatelle dipende da un tizio di bassa statura con un cognome che se fosse un bambino veneto avrebbe l’accento sulla “i”. Putìn. E invece l’ha sulla “u”. Capito chi è? Intanto per tre giorni sospende l’erogazione che, probabilmente, potrebbe anche non riprendere più.
Incerti

In questa cornice, nel nostro Paese o, come va ora di moda, nella nostra Nazione ci stiamo preparando a scegliere chi approverà le leggi e di conseguenza anche chi ci governerà … ma chi sarà? Decideremo noi. Il 25 settembre. Destra? Occorre un lavacro. Sinistra? Occorre un lavacro. Sì, un lavacro, non tanto sui principi quanto sulle rispettive storie lungo il novecento e il XX secolo. C’è molto da rinnegare… dopodiché si può discutere se e come continuare a parlare di destra e di sinistra … per ora meglio guardarsi intorno con curiosità, pazienza, acutezza, profondità, concretezza, indi posizionarsi e andare a votare. Non ci servono i “partiti chiesa” per scegliere come orientare la politica, cioè le vita della POLIS. Non serve il “tifo” perché il 25 settembre non dobbiamo sfogarci in curva, ma portare il nostro mattoncino per dare forma a un progetto di sana e felice convivenza almeno per i prossimi cinque anni. Di responsabile e comune impegno a rimediare ai danni procurati nel passato. Di seria e volonterosa partecipazione a umanizzare per tutti la vita sul pianeta.
Futuro?
Per saperlo bisognerebbe disporre di capacità divinatorie che non ho, oppure esaminare i sondaggi che non sempre brillano quanto ad attendibilità. Semplifico. A meno di un mese dalla verifica danno la destra stravincente, Tutti gli altri strasconfitti. Nell’immaginario si fa strada un governo a guida, per la prima volta femminile. Che, se non fosse per l’orientamento della candidata che non condivido, sarebbe anche ora. Poco sopra ho usato la parola umanizzare, perché racchiude in sé i tre grandi principi della rivoluzione francese Liberté, Égalité, Fraternité che, in altri termini, possono trovare cittadinanza e declinarsi nel credo cristiano e di molte dottrine filosofiche come, peraltro, nella nostra Costituzione. Ribadisco: Umanizzare. Parto da lontano, perché se considero il nostro pianeta come casa comune posso partire dagli amici congolesi, i bambini di Bukavu cui, quando possiamo, forniamo la bouillie, quella pappa nutriente che consente loro di affrontare con successo il periodo della crescita successivo allo svezzamento. Anche per loro le elezioni italiane devono “andare bene”. Mi avvicino un bel po’ dove altri bambini e altre mamme attendono di poter rientrare a casa loro e superare questa terribile esperienze iniziata il 24 febbraio scorso, perché non è umano vivere lontano dal papà, senza sapere se al rientro in Ucraina, quando e se ci sarà, lo riabbracceranno sano e salvo. Anche per loro le elezioni italiane devono “andare bene”. Sento ancora di restare lontano, perché è troppo forte il richiamo delle bambine di Kabul che devono raparsi a zero e fingersi maschi per poter entrare a scuola. https://www.repubblica.it/esteri/2021/11/13/news/tra_le_bambine_bacha_posh_di_kabul_ci_fingiamo_maschi_per_poter_lavorare_-326271200/
Anche per loro le elezioni italiane devono”andare bene”. E potrei anche fermarmi qui, perché “a buon intenditor, poche parole”. Ma anche per queste ciliegie amare vale l’adagio “una tira l’altra”. E allora un’ultima storia lontano da casa per dire ancora che anche per tutte queste persone le elezioni devono “andare bene”. Una storia che ho visto da vicino la notte di Natale di tre anni fa.https://www.assopacepalestina.org/2018/11/28/gli-israeliani-si-comportano-secondo-il-loro-capriccio-come-ho-visto-al-checkpoint-di-betlemme/
(continua)

San Candido doveva essere un centro di grande importanza in questa valle percorsa dalla Drava e la religione rivestiva sicuramente un ruolo di grande importanza. Ne è testimone questo caratteristico complesso che fa subito pensare a fiumi di pellegrini provenienti da lontano per pregare sul Sepolcro, modellato ad imitazione di quello di Gerusalemme. Tanti fedeli confluenti qui per pregare, richiamati da una sapiente scenografia in grado di supplire alla scarsa o nulla capacità di lèggere presente in quelle popolazioni.
La trasmissione del messaggio era quasi soltanto orale. L’ausilio delle immagini, dipinte o scolpite, era più che fondamentale. Come per noi del ventunesimo secolo che non riusciamo a fare a meno della televisione mentre la sola lettura fatica a diffondersi nonostante la facilità di approccio,

I bolognesi ne sanno qualcosa e se scoprono per la prima volta il santo sepolcro di San Candido non potranno fare a meno di ricordare che anche nella loro città c’è qualcosa di simile, meno vivace, sicuramente più austero, ma basterà clikkare qui sotto e immediatamente ci si renderà conto che l’ispirazione traeva lo spunto da un originale con gli stessi elementi …

ed eccolo qua l’originale

È persino difficile credere che sia stato possibile, con gli scarsi mezzi a disposizione di allora, prima progettare e poi realizzare con una tecnologia che, confrontata con l’attuale, appare primitiva, in quel mondo contadino di alta montagna, opere monumentali come questa e altre che oggi ci fanno restare a bocca aperta, in estatica ammirazione mentre si affollano tante domande a fior di labbra: ma come facevano? dove e come ottenevano il materiale? come lo trasportavano a destinazione? chi progettava simili grandi opere?
La chiesa Collegiata di San Candido
Mi son trovato spesso a rimuginare qualche riflessione di questo tipo davanti alla chiesa Collegiata di San Candido, ma non solo all’esterno, dove risalta la mole poderosa ed elegante di questo gioiello dell’architettura. Quando poi, giustamente incuriosito, sono entrato e, oltrepassato il pronao, mi sono affacciato alla navata …

…. davanti a me, al culmine della navata si è stagliato un presbiterio degno delle massime celebrazioni, ricco dei simboli classici del cristianesimo, Cristo Re Crocifisso affiancato dalla Madre e dal Discepolo prediletto, tutti sovrastati da una cupola affrescata con un vero protofilm della Creazione con l’onnisciente regia dell’Eterno Padre. Non c’era il cinema allora, ma il bisogno di sostenere l’immaginario dei fedeli stimolati dalla sapiente e appassionata predicazione degli abati di turno veniva anche così alimentato.
E, a questo punto, per chi volesse approfondire, basta clikkare qui di seguito: https://artepiu.info/san-candido-collegiata-affresco-creazione/
Non ci sono soltanto sterminati panorami davanti ai quali incantarsi. Certo il creatore ha fatto di tutto per farci sostare in ammirazione della sua opera. Le vacanze sembrano fatte apposta, non c’è che l’imbarazzo della scelta: mare? monti? laghi? deserti? foreste? albe? tramonti? notturni? nuvole? nebbie? burrasche? … Si potrebbe continuare ancora a lungo, ma anche gli esseri umani ce l’hanno messa tutta, talora rovinando tutto, altre volte integrando bellezza con. bellezza. Da dove cominciare?
La casa del fornaio (Bäcker) a Castelrotto con l’immagine di San Floriano cui è affidata la protezione soprattutto dagli incendi e di San Giorgio cui si chiede di sconfiggere i malvagi, domare la sofferenza e vivere devotamente. E questo è l’albergo Genziana di Siusi. L’affresco in basso rappresenta l’imperatore Massimiliano in visita al Santuario di Einsiedeln. E quello sopra una riunione di streghe sullo Sciliar.
Affreschi abbastanza recenti di una tradizione popolare contaminata dal “bello” dal quale si trova circondata. Una benefica infezione che colpiva sistematicamente la gente di qui anche nei secoli più lontani, quando a differenza di oggi, senza l’aiuto dei media, per conoscere i popoli circostanti e rendersi conto di quanto ci assomigliavano o di quanto erano diversi, si dovevano fisicamente attraversare sterminate pianure, valicare montagne all’apparenza insuperabili o sfidare le onde del mare. Eppure ci sono riusciti e oggi sono ancora i muri delle case e delle chiese a farci conoscere vita, idee, vicende, passioni, nomi e cognomi di chi di giorno in giorno affrontava e risolveva gli stessi quotidiani problemi di noi, disincantati protagonisti del ventunesimo secolo.

E questo? Di chi è? Non sarà di Giotto, vero? Giotto a Siusi, ve lo immaginate? Non scherziamo. E poi c’è una firma e una data: Rohner 1617. Che ne dite? Giotto era già vissuto un bel po’ di tempo prima. Ho cercato un po’, ma non ho trovato molto di utile, solo una marca di calzini Rohner 1617 (Ma guarda che coincidenza!) e un riferimento interessante a un certo Sebastian Rohner nato nel 1591 nell’Appenzell, un cantone svizzero non troppo lontano da Siusi, anche per quei tempi. C’era anche allora chi viaggiava per lavoro e i grandi artisti viaggiavano come e più di altri a mostrare i miracoli della loro arte, di bellezza in bellezza … bellezze diverse … https://www.youtube.com/watch?v=Iyh7r1uOhM0
Bella, però, l’Adorazione dei Magi con lo sfondo delle cime dolomitiche …
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