Mi sono svegliato, stamattina con il pensiero rivolto ad un confronto telefonico, proprio ieri sera mentre scorrevano sui video di casa, sugli smartphone, sui tablet collegati con le dirette da piazza Colonna davanti a palazzo Chigi e poi dalla piazza del Quirinale le immagini della folla accorsa – con qualche tricolore – per scattare immagini di un momento, per stappare una bottiglia di spumante, per gridare la propria rabbia, per esternare il sollievo che si prova di fronte alla liberazione da un peso insostenibile o anche solo per poter dire da domani “io c’ero”.
“Non è possibile, gridava il mio interlocutore, non c’è niente da festeggiare! Siamo qui ancora con tutti i nostri problemi. La crisi c’è ancora tutta, i cassintegrati, i licenziati, i giovani e gli adulti disoccupati, le famiglie che non arrivano alla fine del mese e ora sono anche preoccupate del destino dei loro piccoli gruzzoli e non scorgono speranze per il futuro dei figli e dei nipoti. Tutto questo è ancora qui, non è svanito nel nulla… “
Vero, tutto vero.
Ma dentro di me che, invece, avrei voluto essere parte di quella folla, si accavallavano i pensieri e cercavo faticosamente di rispondere.
“È un primo passo, è la rimozione di un ostacolo, lascia che stappino! Lascia che gridino. Non se ne poteva più! E stappa anche tu”! Sono botti che non fanno male e se galvanizzano un popolo che abbiamo tacciato mille volte di essere ipnotizzato, indifferente,  antipolitico, ben vengano.
Certo, festa breve, semplice, spontanea, di pochi attimi, nessuno squallido party, ma la soddisfazione per aver sgombrato la strada dalla valanga è più che legittima.
Non era quella la cosa più difficile, ma che fatica!
Una fatica di cui nessuno ha il diritto di appropriarsi pensando che il merito sia soltanto suo…
In molti hanno sbadilato.
Sì, anche in Parlamento, dove sembrava che non accadesse mai nulla, ma sappiamo che il rispetto delle regole in democrazia è essenziale, anche nei confronti di chi le prova tutte per stravolgerle, anche di chi usa il voto per far diventare Ruby Rubacuori figlia di Mubarak, di chi, ponendo per oltre cinquanta volte la fiducia, impedisce ai parlamentari di fare il loro mestiere che è quello di parlare, discutere, prima di votare.
E Fini (quello con la maiuscola)? Non voglio sapere i suoi fini (quelli con la minuscola), ma un bel colpetto per la riduzione della maggioranza lo ha dato anche lui, insieme a qualcun altro. E i titubanti? Sì quelli che un giorno mi dimetto e il giorno dopo aspetto un altro po’? Non certo esempi di coerenza, ma sicuramente sintomo di disagi – magari non sempre confessabili – ma sempre fonte di preoccupazione per i Verdini hanno dovuto rincorrerli, imbonirli, convincerli…
Ma anche i sindacati e le organizzazioni di categoria che non metto alla pari, ma in essi vedo comunque rappresentato il mondo del lavoro, con le sue contraddizioni, con le divisioni, ma anche con gli accordi difficili e pericolose per un governo che non ha mai voluto sporcarsi le mani tuffandosi nelle questioni più spinose come avrebbe dovuto, nascondendo la testa sotto la sabbia di fronte agli operai in cima alle gru. Se a qualche sindacato va rimproverato l’attestarsi troppe volte sulla difesa dei già tutelati, alle rappresentanze dei datori di lavoro va rimproverato il madornale ritardo nell’accorgersi e nel voler capire con quale velocità il governo Berlusconi portava l’economia reale del Paese verso il baratro. Lo testimonia persino il titolone del loro giornale di giovedì scorso: quel “FATE PRESTO” a caratteri cubitali che sapeva quasi di necrologio. Alla fine si sono svegliati pure loro.
E gli elettori? Loro hanno fatto realmente la loro parte, con chiarezza. Noi che siamo gentili diciamo flebilmente che hanno dato un segnale. I risultati elettorali di Milano,Torino, Napoli, Bologna, Cagliari e dico solo dei recentissimi e delle città più grandi, sono state autentiche sberle – altro che segnali – nei confronti di chi continuava a ripetere lo stanco ritornello del popolo sovrano, senza voler capire che il popolo sovrano, con l’elezione, non firma una cambiale in bianco a nessuno.
Ma non basta, perché ci sono stati tre referendum nel frattempo che hanno dato voce ai cittadini i quali non hanno esitato a recarsi alle urne e a segnalare con chiarezza quel che volevano che era proprio l’esatto contrario degli intendimenti del governo. Privatizzazione di un bene di tutti come l’acqua? No, grazie! Energia nucleare? No, grazie! Legittimo impedimento? No. Legge uguale per tutti!
Da quel successo ha preso lo slancio giusto la proposta di referendum per abrogare la legge elettorale. Risposta: più di un milione e duecentomila cittadini sono corsi a firmare, in meno di un mese.
E poi i movimenti a presidio dei valori più alti, minacciati dalle leggi ad personam, dai provvedimenti mirati a censurare, a far tacere, ad assopire, a complicare e rendere inefficace il compito della giustizia, a svilire ed umiliare intere categorie di cittadini, dalle donne, agli studenti, agli operai che per farsi ascoltare senza riuscirvi sono saliti sui tetti e sulle gru, ai sindaci di ogni colore lasciati senza risorse a far fronte ai bisogni sempre crescenti delle fasce sociali più delicate, ai migranti trattati come delinquenti solo per il fatto di essere giunti senza il visto.
Anche i partiti di opposizione hanno gradualmente preso in mano la situazione e si sono concentrati sull’obiettivo. Hanno capito molto semplicemente che l’unione fa la forza e che in momenti come quello presente ognuno deve rinunciare a qualcosa.
Persino la chiesa italiana non ha più potuto tacere. Con uno stile che consente troppo spesso e troppo facilmente di chiamarsi fuori, ma “a buon intenditor poche parole”, ha dichiarato che era ora di cambiare aria.
E infine l’Europa, perché la situazione italiana rischiava, per il peso non certo marginale del nostro Paese, di trascinare nel baratro tutto il continente. Quegli impressionanti dati quotidiani provenienti dalle borse, lo spread, il differenziale fra il costo del nostro debito e di quello tedesco è diventato familiare e saliva, saliva… Ma il nostro governo sembrava non prenderlo sul serio… Siamo diventati inaffidabili. L’Europa, anche questa Europa un po’ sconclusionata ha realizzato che non servivano i risolini e ci ha preso per mano. Ci ha imposto anche i tempi, non ha perso la calma e, mentre qualcuno faceva osservare al Presidente del consiglio che anche le sue aziende incominciavano a sprofondare e forse avrebbe fatto bene a tornare ad occuparsene, dall’Europa hanno preso il toro per le corna e cercato le connessioni più credibili, davanti a tutti il presidente della Repubblica che appena ha potuto, ha agito.
Sabato sera la gente ha anche capito che doveva dirgli grazie.
E adesso? Tutti a ricostruire guardandosi bene le spalle per non passare dallo stappare a farci stoppare … Perché con la Lega in prima fila, non pochi penseranno a remare contro. Sono quelli che non pensano all’Italia, ma solo al proprio interesse personale, anche al loro futuro politico. Loro, i maestri del dividere. Dovranno pur dire che anche Monti non è riuscito a fare nulla?
Attenti quindi a chi boicotta. Perché la lezione di questo lungo periodo di democrazia in pericolo non l’hanno imparata tutti, nemmeno tra i cittadini, nemmeno nell’opinione pubblica.
Qualcuno pensa ancora che sia meglio un padrone… Noi ne abbiamo avuto abbastanza. Vade retro.
Mi sono svegliato, stamattina, con il pensiero rivolto ad un confronto telefonico,FOLLAavvenuto ieri sera mentre scorrevano sui video di casa, sugli smartphone, sui tablet collegati con le dirette da piazza Colonna davanti a palazzo Chigi e poi dalla piazza del Quirinale le immagini della folla accorsa – con qualche tricolore – per scattare immagini di un momento, per stappare una bottiglia, per gridare la propria rabbia, per esternare il sollievo che si prova di fronte alla liberazione da un peso insostenibile o anche solo per poter dire da domani “io c’ero”.
“Non è possibile, gridava il mio interlocutore, non c’è niente da festeggiare! Siamo qui ancora con tutti i nostri problemi. La crisi c’è ancora tutta, i cassintegrati, i licenziati, i giovani e gli adulti disoccupati, le famiglie che non arrivano alla fine del mese e ora sono anche preoccupate del destino dei loro piccoli gruzzoli e non scorgono speranze per il futuro dei figli e dei nipoti. Tutto questo è ancora qui, non è svanito nel nulla… “
Vero, tutto vero.
Ma dentro di me che, invece, avrei voluto essere parte di quella folla, si accavallavano i pensieri e cercavo faticosamente di rispondere.
“È un primo passo, è la rimozione di un ostacolo, lascia che stappino! Lascia cheVALANGA 2gridino. Non se ne poteva più! E stappa anche tu”! Sono botti che non fanno male e se galvanizzano un popolo che abbiamo tacciato mille volte di essere ipnotizzato, indifferente,  antipolitico. Ben vengano.
Certo, festa breve, semplice, spontanea, di pochi attimi, nessuno squallido party, ma la soddisfazione per aver sgombrato la strada dalla valanga è più che legittima.
Non era quella la cosa più difficile, ma che fatica!
Una fatica di cui nessuno ha il diritto di appropriarsi pensando che il merito sia soltanto suo…
SPALATORI
In molti hanno sbadilato.
Anche in Parlamento, dove sembrava che non accadesse mai nulla, ma sappiamo che il rispetto delle regole in democrazia è essenziale, anche nei confronti di chi le prova tutte per stravolgerle, anche di chi usa il voto per far diventare Ruby Rubacuori figlia di Mubarak, di chi, ponendo per oltre cinquanta volte la fiducia, impedisce ai parlamentari di fare il loro mestiere che è quello di parlare, discutere, prima di votare.
E Fini (quello con la maiuscola)? Non voglio sapere i suoi fini (quelli con la minuscola), ma un bel colpetto per la riduzione della maggioranza lo ha dato anche lui, insieme a qualcun altro. E i titubanti? Sì quelli che un giorno mi dimetto e il giorno dopo aspetto un altro po’? Non certo esempi di coerenza, ma sicuramente sintomo di disagi – magari non sempre confessabili – ma sempre fonte di preoccupazione per i Verdini hanno dovuto rincorrerli, imbonirli, convincerli…
Ma anche i sindacati e le organizzazioni di categoria che non metto alla pari, ma in essi vedo comunque rappresentato il mondo del lavoro, con le sue contraddizioni, con le divisioni, ma anche con gli accordi difficili e pericolosi per unFATE PRESTO governo che non ha mai voluto sporcarsi le mani tuffandosi nelle questioni più spinose come avrebbe dovuto, nascondendo la testa sotto la sabbia di fronte agli operai in cima alle gru. Se a qualche sindacato va rimproverato l’attestarsi troppe volte sulla difesa dei già tutelati, alle rappresentanze dei datori di lavoro va rimproverato il madornale ritardo nell’accorgersi e nel voler capire con quale velocità il governo Berlusconi portava l’economia reale del Paese verso il baratro. Lo testimonia persino il titolone del loro giornale di giovedì scorso: quel “FATE PRESTO” a caratteri cubitali che sapeva quasi di necrologio. Alla fine si sono svegliati pure loro. ELETTORI
E gli elettori? Loro hanno fatto la loro parte, con chiarezza. Noi che siamo gentili diciamo flebilmente che hanno dato un segnale. I risultati elettorali di Milano,Torino, Napoli, Bologna, Cagliari e dico solo dei recentissimi e delle città più grandi, sono state autentiche sberle – altro che segnali – nei confronti di chi continuava a ripetere lo stanco ritornello del popolo sovrano, senza voler capire che il popolo sovrano, con l’elezione, non firma una cambiale in bianco a nessuno.
Ma non basta, perché ci sono stati tre referendum nel frattempo che hanno dato voce ai cittadini i quali non hanno esitato a recarsi alle urne e a segnalare con chiarezza quel che volevano che era proprio l’esatto contrario degli intendimenti del governo. Privatizzazione di un bene di tutti come l’acqua? No, grazie! Energia nucleare? No, grazie! Legittimo impedimento? No. Legge uguale per tutti!
Da quel successo ha preso lo slancio giusto la proposta di referendum per abrogare la legge elettorale. Risposta: più di un milione e duecentomila cittadini sono corsi a firmare, in meno di un mese.
E poi i movimenti a presidio dei valori più alti, minacciati dalle leggi ad personam,FUTURO dai provvedimenti mirati a censurare, a far tacere, ad assopire, a complicare e rendere inefficace il compito della giustizia, a svilire ed umiliare intere categorie di cittadini, dalle donne, agli studenti, agli operai che per farsi ascoltare sono saliti sui tetti e sulle gru, ai sindaci di ogni colore politico lasciati senza risorse a far fronte ai bisogni sempre crescenti delle fasce sociali più delicate, alle forze dell’ordine lasciate senza benzina, ai migranti trattati come delinquenti solo per il fatto di essere giunti senza il visto.  Fino agli indignati di questi giorni.IMG_7038
Anche i partiti di opposizione hanno gradualmente preso in mano la situazione e si sono concentrati sull’obiettivo. Hanno capito molto semplicemente che l’unione fa la forza e che in momenti come quello presente ognuno deve rinunciare a qualcosa.
Persino la chiesa italiana non ha più potuto tacere. Con uno stile che consente troppo spesso e troppo facilmente di chiamarsi fuori, ma “a buon intenditor poche parole”, ha dichiarato che era ora di cambiare aria.
E infine l’Europa, perché la situazione italiana rischiava, per il peso non certospreadmarginale del nostro Paese, di trascinare nel baratro tutto il continente. Quegli impressionanti dati quotidiani provenienti dalle borse, lo spread, il differenziale fra il costo del nostro debito e di quello tedesco è diventato familiare e saliva, saliva… Ma il nostro governo sembrava non prenderlo sul serio… Siamo diventati inaffidabili. L’Europa, anche questa Europa un po’ sconclusionata ha realizzato che non servivano i risolini e ci ha preso per mano. Ci ha imposto anche i tempi, non ha perso la calma e, mentre qualcuno faceva osservare al Presidente del consiglio che anche le sue aziende incominciavano a sprofondare e forse avrebbe NAPOLITANOfatto bene a tornare ad occuparsene, dall’Europa hanno preso il toro per le corna e cercato le connessioni più credibili, davanti a tutti il presidente della Repubblica che appena ha potuto, ha agito.
Sabato sera la gente ha anche capito che doveva dirgli grazie.

E adesso?
Tutti a ricostruire guardandosi bene le spalle per non passare dallo stappare a farci stoppare … Perché con la Lega in prima fila, non pochi penseranno a remare contro. Sono quelli che non pensano all’Italia, ma solo al proprio interesse personale, anche al loro futuro politico. Loro, i maestri del dividere. Dovranno pur dire che anche Monti non è riuscito a fare nulla?
Attenti quindi a chi boicotta. Perché la lezione di questo lungo periodo di democrazia in pericolo non l’hanno imparata tutti, nemmeno tra i cittadini, nemmeno nell’opinione pubblica.
Qualcuno pensa ancora che sia meglio un padrone… Noi ne abbiamo avuto abbastanza. Vade retro.
E fosse anche solo per esorcizzarne il ritorno: cin cin!STAPPARE

Comments are closed.