Confusi? Quando, dove, che cosa e chi

Il tempo che fugge a volte ci angoscia, il mondo davanti a noi con mille problemi ci sconcerta, la globalità e rapidità dell’informazione, come flash si accendono, si spengono e non lasciano riflettere. Colpiscono ed emozionano. Non credo che sia così solo per me. Io sento l’esigenza di sostare almeno qualche minuto. Mi sorgeranno molte domande, troppe, cui sarà difficile tentare di rispondere, perché tutto s’intreccia, s’aggroviglia, si confonde, sfuma e riappare, ma non posso far finta di niente.

Interconnessi

Il tempo: qualche giorno fa si sottolineava il fatto che la guerra in Ucraina scavalcava il sesto mese. Mezzo anno. Già troppo per chi come noi, figli di oltre settanta anni di pace, manco lontanamente immaginavamo che si potesse ripiombare in una situazione tale da dover temere più o meno drastici cambiamenti di vita. Son passati sei mesi da quell’inattesa data del 24 febbraio 2022. L’iniziale parossistica attenzione alle notizie minuto per minuto provenienti dalle contrade invase, dalle metropolitane trasformate in rifugio antimissile, dalle sfilate di carriarmati con la Zeta, dalle prime macerie testimoni della drammatica realtà dell’invasione, dall’attivarsi nelle nostre città, grandi e piccole, dell’accoglienza ai parenti, anch’essi grandi e piccoli delle nostre badanti e non solo, non è più la stessa. A tutto si fa l’abitudine? Un po’ è così, ma le vacanze stanno finendo, i weekend autostradali a senso inverso, ma ancora da bollino rosso animano i telegiornali, si torna a casa, l’estate sta finendo, l’inverno è alle porte e il gas arriverà? o dovremo recuperare i dismessi cappotti, le vecchie coperte imbottite e riempire rapidamente le cantine di legna da ardere?? E, tanto per complicare la situazione e far capire a chi ancora non ci aveva pensato che il mondo è piccolo e … globalisti o no, europeisti o no, sovranisti o no, patrioti o no, alla fine, ci piaccia o no, siamo tutti interconnessi. Eh, sì! Volere o no, il tubo cirillico che arriva nelle nostre cucine all’americana, parte dalla Russia e che di lì esca il gas per scaldare le nostre case e cuocere le tagliatelle dipende da un tizio di bassa statura con un cognome che se fosse un bambino veneto avrebbe l’accento sulla “i”. Putìn. E invece l’ha sulla “u”. Capito chi è? Intanto per tre giorni sospende l’erogazione che, probabilmente, potrebbe anche non riprendere più.

Incerti

In questa cornice, nel nostro Paese o, come va ora di moda, nella nostra Nazione ci stiamo preparando a scegliere chi approverà le leggi e di conseguenza anche chi ci governerà … ma chi sarà? Decideremo noi. Il 25 settembre. Destra? Occorre un lavacro. Sinistra? Occorre un lavacro. Sì, un lavacro, non tanto sui principi quanto sulle rispettive storie lungo il novecento e il XX secolo. C’è molto da rinnegare… dopodiché si può discutere se e come continuare a parlare di destra e di sinistra … per ora meglio guardarsi intorno con curiosità, pazienza, acutezza, profondità, concretezza, indi posizionarsi e andare a votare. Non ci servono i “partiti chiesa” per scegliere come orientare la politica, cioè le vita della POLIS. Non serve il “tifo” perché il 25 settembre non dobbiamo sfogarci in curva, ma portare il nostro mattoncino per dare forma a un progetto di sana e felice convivenza almeno per i prossimi cinque anni. Di responsabile e comune impegno a rimediare ai danni procurati nel passato. Di seria e volonterosa partecipazione a umanizzare per tutti la vita sul pianeta. 

Futuro?

Per saperlo bisognerebbe disporre di capacità divinatorie che non ho, oppure esaminare i sondaggi che non sempre brillano quanto ad attendibilità. Semplifico. A meno di un mese dalla verifica danno la destra stravincente, Tutti gli altri strasconfitti. Nell’immaginario si fa strada un governo a guida, per la prima volta femminile. Che, se non fosse per l’orientamento della candidata che non condivido, sarebbe anche ora. Poco sopra ho usato la parola umanizzare, perché racchiude in sé i tre grandi principi della rivoluzione francese Liberté, Égalité, Fraternité che, in altri termini, possono trovare cittadinanza e declinarsi nel credo cristiano e di molte dottrine filosofiche come, peraltro, nella nostra Costituzione. Ribadisco: Umanizzare. Parto da lontano, perché se considero il nostro pianeta come casa comune posso partire dagli amici congolesi, i bambini di Bukavu cui, quando possiamo, forniamo la bouillie, quella pappa nutriente che consente loro di affrontare con successo il periodo della crescita successivo allo svezzamento. Anche per loro le elezioni italiane devono “andare bene”. Mi avvicino un bel po’ dove altri bambini e altre mamme attendono di poter rientrare a casa loro e superare questa terribile esperienze iniziata il 24 febbraio scorso, perché non è umano vivere lontano dal papà, senza sapere se al rientro in Ucraina, quando e se ci sarà, lo riabbracceranno sano e salvo. Anche per loro le elezioni italiane devono “andare bene”. Sento ancora di restare lontano, perché è troppo forte il richiamo delle bambine di Kabul che devono raparsi a zero e fingersi maschi per poter entrare a scuola. https://www.repubblica.it/esteri/2021/11/13/news/tra_le_bambine_bacha_posh_di_kabul_ci_fingiamo_maschi_per_poter_lavorare_-326271200/

Anche per loro le elezioni italiane devono”andare bene”. E potrei anche fermarmi qui, perché “a buon intenditor, poche parole”. Ma anche per queste ciliegie amare vale l’adagio “una tira l’altra”. E allora un’ultima storia lontano da casa per dire ancora che anche per tutte queste persone le elezioni devono “andare bene”. Una storia che ho visto da vicino la notte di Natale di tre anni fa.https://www.assopacepalestina.org/2018/11/28/gli-israeliani-si-comportano-secondo-il-loro-capriccio-come-ho-visto-al-checkpoint-di-betlemme/

(continua)

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