Pare che non ci sia altro di cui parlare a Castel San Pietro in questi giorni. L’albero della piazza, indubbiamente innovativo. Talmente innovativo che, se ci si ferma all’aspetto estetico, i pareri diventano appassionati e fortemente divaricati. Lunedì mattina, attraversando via Matteotti, sono stato colpito dalle parole gridate da un signore alle mie spalle: “Vorrei proprio sapere che razza di arredamento ha in casa sua quel genio che l’ha progettato!”   ma ho anche sentito con le mie orecchie un altro signore che lo ha già prenotato per appropriarsene al termine del periodo natalizio. E allora sono stato anch’io tentato di dire la mia e ho mandato qualche pensiero al Resto del Carlino. Li riporto anche qui, per soddisfare la curiosità di chi martedì non ha comprato il giornale …

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QUEI RAMI SECCHI SEGNO DELLA CRISI

Non è un Natale come tanti altri. Lo dice anche l’albero della piazza che la crisi è precipitata. I numeri sono sempre freddi e facilmente scostano l’attenzione del lettore. Ma dietro quei numeri traspaiono le situazioni di molte famiglie che soffrono le conseguenze di queste discese a picco nel fatturato delle nostre aziende, piccole e medie.

Adesso viene Natale con i suoi segni, quelli consumistici e quelli della tradizione, il presepe, le luminarie, i panettoni, i doni sotto l’Albero.

L’albero, appunto. In piazza a Castel San Pietro, quest’anno c’è un albero diverso.

Davanti a quell’albero si resta un po’ stupiti e affiora qualche perché. L’albero della tradizione è un sempreverde, questo ha visto ormai cadere le foglie, è nudo, secco, la linfa non scorre più in quel bel tronco possente, non raggiunge fino al culmine quei rami che si ricoprivano di foglie nuove a primavera. Ma se quello è l’albero di questo nostro Natale triste, non lasciamolo solo. Questo albero ha un sogno e sa che a Castel San Pietro potrà avverarsi: il sogno di vedere intorno a sé rinascere la speranza, che è il significato più vero del Natale.

Quell’albero spera che tutte le solidarietà di Castello facciano sosta lì sotto realizzando il sogno dell’albero, i pacchi per l’orfanotrofio di Lovran, la bella notizia che l’acquedotto del Congo sta per finire, l’impegno quotidiano delle associazioni di un volontariato che non dimentica nessuno, la solidarietà dei lavoratori che hanno saputo condividere il salario e lavorare un po’ per uno perché nessuno resti da solo, i servizi sociali impegnati sul territorio, i volontari singoli, tutti coloro che con un gesto amico scaldano il cuore del prossimo. Una linfa natalizia, diversa, nuova, umana.

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