Il mio sarà un caso, ma ce ne devono essere stati molti se “Mal d’Africa” è diventato un modo di dire. Per me è comunque una realtà ed è bastato un messaggio a farmi rivedere il mio unico viaggio africano. Gli scali: Amsterdam, Nairobi, Bujumbura e, infine, Bukavu. Amici nuovi, postumi evidenti di una brutta guerra finita e non finita, segnata da un genocidio … l’accoglienza, le discussioni, le visite, i Padri Saveriani, le famiglie, i bambini, le donne con la schiena piegata in due dal peso della legna, i mercati, il sindaco, il governatore della regione, i progetti, Les Amis de don Beppe, i Foglietti, il fango, la cucina africana, il lago, la Botte con le case dai tetti aguzzi come nel Nord Europa, la succursale della Coca Cola, il coltan, l’UNHCR, l’inaugurazione …

Il discorso da preparare, il percorso con una scorta armata fino ai denti, la sosta dal comandante della guarnigione, le rassicurazioni, il panorama esterno e quello interno.

Sì, mi sento circondato, un sobbalzo, mi vedo nello specchietto della Jeep. Sono bianco,. Me ne accorgo: intorno a me solo neri. Anch’io posso essere il diverso. Bianco, anche i capelli … sono vecchio. E loro tutti giovani. Già! I vecchi non ci sono più. Sono brutto. Sì. Loro sono belli!

Ma che mondo è? Dove sono finito?

Arrivati.

Le donne protagoniste, vestite di colori. Gialli, rossi, blu, verdi… che occhi! Sullo sfondo della pelle nera sono luci. Riflettori a cui non sfuggi … cantano e danzano … È giunta l’acqua… nel villaggio ed è gioia sfrenata… si uniscono anche le due ragazze bianche che sono con noi. Bevo anch’io dalla fontana …

E poi la cerimonia … i discorsi … il buffet per le autorità. Pane e sardine. Gli altri a guardare e mi accorgo che la prima fila dei cerchi umani e composta di occhi. Occhi, occhi e ancora occhi. Di bambini. Aspettano. Meglio non pensarci.

Scambio di doni… per me una gallina, un criceto, e frutti. Frutti a non finire, Manghi, papaje, caschi di banane. Lascio una targa col nome della mia città.

Ma non è finita qui. Altri ricordi affiorano. Non riesco a separare l’impegno di questi giovani per mettere a frutto gli apprendimenti maturati anche nel contatto con le nostre scuole e le nostre conoscenze dal medesimo impegno nel partecipare alle riunioni di approfondimento sulla nuova costituzione. Non dimenticherò mai Pierre Lokeka seduto su una panchetta consultare un libro di agricoltura con una donna desiderosa di acquisire competenze atte a favorire il successo nella produzione agricola. E non dimenticherò mai l’assemblea di donne e uomini di diversi villaggi pronti a porre domande, a mettere in discussione bozze di articoli, a proporre soluzioni durante una seduta organizzata dai giovani universitari in nome del diritto a partecipare.

Questo mi affiorava alla mente all’arrivo di un messaggio di Gofundme nel quale risaltavano due parole: Bukavu e URGENCE.

La rete dei contatti ha fatto il resto. Siamo arrivati qui e qualche Euro sta cominciando ad arrivare. Ma ciò che conta di più sono arrivati altri aiuti. Cominciamo dal sindaco di Castel San Pietro che ha raccolto una mia confidenza e l’ha resa pubblica in una occasione molto coinvolgente e così non posso certo ritrarmi in silenzio. Al Jolly, in occasione del ringraziamento al personale sanitario che aveva operato nelle nostre strutture durante la fase più dura del Covid. Dice che non possiamo ignorare i nostri amici di Bukavu ai quali quindici anni fa abbiamo portato l’acqua e ora erano succubi, anche loro come noi, di tutti i problemi legati alla pandemia. Con la differenza che la condizione di povertà di tanti rende tragica la vita e la lotta per la sopravvivenza. Lì presente c’è anche Teresa Gombi, la presidente del Lions Castellano. Mi dice senza indugio che il Club si impegnerà. Siamo già in tre. In casa mia sanno subito. Mia moglie, le catechiste, moneta sonante. Ma a Bukavu ero andato con i ragazzi di Imola … e l’avventura non può continuare senza di loro. Secondo il Sindaco si deve ricordare ai Castellani l’avventura che ha portato la città ad essere immortalata al centro dell’Africa.

E cosa c’è di meglio di una mostra di foto? Sotto il portico che si affaccia sulla piazza che a Natale sarà dedicata alla solidarietà?

Detto fatto.

Adriano Raspanti sforna i pannelli, la ProLoco, in testa Raimonda… li sistema sotto il portico. Qualcuno se ne accorge. Fabio Avoni gira un film. È ora di provocare. È l’ora del banchetto …

 

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