Ero, sabato 19 e domenica 20 scorsi, all’Assemblea convocata da alcuni gruppi di laici cattolici da tempo attivi un po’ sotto traccia, con lo scopo di meglio coordinarsi e partecipare al dibattito politico nazionale. C’ero proprio a quell’assemblea che su Repubblica ha definito dei cattolici “anti Todi”.
“Anti” o “non anti”, in questa assemblea è emersa con chiarezza l’assoluta esclusione di una rinascita del partito cattolico. Conviene in ogni caso leggere direttamente il comunicato approvato in chiusura e farsi personalmente un’idea del significato che assume nel panorama politico nazionale di questi giorni che pare mutare così repentinamente.
Qualche pensiero mi sorge spontaneo, quasi prepotente. Il primo si sintetizza in una parola: finalmente! E dietro questa parola affiorano antichi entusiasmi, lunghi anni di deludente regressione, flebili ricorrenti speranze condite di incertezza, mentre qualche timido squarcio sembra ora aprirsi. Mi riferisco insieme ai tre capisaldi che costituiscono il nucleo di questa assemblea: Costituzione, Concilio e Cittadinanza.
Tre parole che si coniugano fatalmente insieme.
Quando i padri costituenti si misero al lavoro per regalarci quel capolavoro di Costituzione che abbiamo, io entravo in prima elementare e pochi anni dopo il mio maestro di quinta, con consapevole orgoglio, ci fece studiare a memoria i primi dodici articoli. Non contento, senza scomodare Montesquieu, fece illustrare a tutti noi su tre grandi cartelloni i tre poteri, cercando di farci capire che il potere legislativo, il potere esecutivo e l’ordine giudiziario, in un paese democratico sono separati. Peccato non averlo avuto tutti un maestro così! Uscivamo da vent’anni di dittatura. Era l’ora dell’entusiasmo. Che io vidi negli occhi di mio padre e ancor più di mia madre che, come tutte le italiane, per la prima volta il 2 giugno 1946 si recava, poco meno che cinquantenne, portandomi con sé, perché vedessi, alle urne.
Era ancora l’ora dell’entusiasmo, quando la sera dell’11 ottobre 1962 a Roma in piazza san Pietro risuonarono più che inattese, impensabili, le parole di papa Giovanni « Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la Luna si è affrettata stasera, osservatela in alto, a guardare a questo spettacolo.» Una voce diffusa dai televisori in bianco e nero dei bar che, parola dopo parola, alimentava stupore, commozione ed entusiasmo: « La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi, diventato padre per volontà di Nostro Signore, ma tutti insieme paternità e fraternità è grazia di Dio (..) (…) Facciamo onore alle impressioni di questa sera, che siano sempre i nostri sentimenti, come ora li esprimiamo davanti al Cielo, e davanti alla Terra: Fede, Speranza, Carità, Amore di Dio, Amore dei Fratelli. E poi tutti insieme, aiutati così, nella santa pace del Signore, alle opere del Bene.» Fino al congedo che fece capire anche ai più semplici quanto si trovassero di fronte ad una Chiesa tutta nuova:
«Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell’amarezza.» Così prendeva il via il Concilio Ecumenico Vaticano II.
Intorno a questi due pilastri si è poi svolta la vita di molti italiani, non solo cattolici, della mia generazione. Ognuno ha i suoi ricordi. Abbiamo sperimentato l’informazione libera, l’associazionismo, l’adesione a un partito, a un sindacato, la voglia di cambiare, di migliorare, di crescere, in tanti abbiamo provato sulla pelle la nobiltà e la fatica dell’applicazione dell’articolo 3, per “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale” cominciando da noi stessi, la soddisfazione per i risultati raggiunti, le paure nelle fasi conflittuali, anche quelle terribili del terrorismo, i mutamenti culturali, l’evolversi della legislazione, fino ad assistere ai tentativi di modifiche stravolgenti, maldestre e scellerate della carta costituzionale.  Abbiamo anche visto crescere il raggio della nostra cittadinanza, sperimentando anche fisicamente la soppressione di molti confini, in Europa e non solo, insieme, ahimè, all’erezione di nuovi, anche all’interno del paese.
In tanti, dentro o fuori dalla comunità cristiana, abbiamo sperimentato l’emergere di un laicato consapevole, l’impegno nel mondo a favore dei poveri vicini e lontani, lo slancio ecumenico, le richieste di perdono, ma anche la difesa dei privilegi, la connivenza con il potere economico e politico, la chiusura pregiudiziale di fronte al nuovo, le marce indietro, il lungo silenzio dei laici cattolici.
A Roma appena una settimana fa ho partecipato a un evento che non si mette contro nessuno, ma raccoglie per una nuova consapevolezza, tutti quei cittadini e quelle cittadine che sono cresciuti, sono diventati “adulti” e, senza eccessive “deferenze” nei confronti delle autorità religiose o laiche che fossero, si sono alimentati alle fonti dei due eventi che, a poca distanza l’uno dall’altro hanno profondamente segnato la seconda parte del novecento.
È importante saperlo.

Non c’è solo Todi

Ero, sabato 19 e domenica 20 scorsi, all’Assemblea convocata da alcuni gruppi di laici cattoliciroma da tempo attivi un po’ sotto traccia, con lo scopo di meglio coordinarsi e partecipare al dibattito politico nazionale. C’ero proprio a quell’assemblea che  Repubblica ha definito dei cattolici “anti Todi”!
“Anti” o “non anti”, in questa assemblea è emersa con chiarezza l’assoluta esclusione di una rinascita del partito cattolico. Conviene in ogni caso leggere direttamente il comunicato approvato in chiusura e farsi personalmente un’idea del significato che assume nel panorama politico nazionale di questi giorni che pare mutare così repentinamente.
Qualche pensiero mi sorge spontaneo, quasi prepotente. Il primo si sintetizza in una parola: finalmente! E dietro questa parola affiorano antichi entusiasmi, lunghi anni di deludente regressione, flebili ricorrenti speranze condite di incertezza, mentre qualche timido squarcio sembra ora aprirsi. Mi riferisco insieme ai tre capisaldi che costituiscono il nucleo di questa assemblea: Costituzione, Concilio e Cittadinanza.
Tre parole che si coniugano fatalmente insieme.costituente
Quando i padri costituenti si misero al lavoro per regalarci quel capolavoro di Costituzione che abbiamo, io entravo in prima elementare e pochi anni dopo il mio maestro di quinta, con consapevole orgoglio, ci fece studiare a memoria i primi dodici articoli. Non contento, senza scomodare Montesquieu, fece illustrare a tutti noi su tre grandi cartelloni i tre poteri, cercando di farci capire che il potere legislativo, il potere esecutivo e l’ordine giudiziario, in un paese democratico sono separati. Peccato non averlo avuto tutti un maestro così! Uscivamo da vent’anni di dittatura. Era l’ora dell’entusiasmo. Che io vidi negli occhi di mio padre e ancor più di mia madre che, come tutte le italiane, per la prima volta il 2 giugno 1946 si recava, poco meno che cinquantenne, portandomi con sé, perché vedessi, alle urne.
Era ancora l’ora dell’entusiasmo, quando la sera dell’11 ottobre 1962 a Roma in piazza sanpapa lunaPietro risuonarono più che inattese, impensabili, le parole di papa Giovanni « Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la Luna si è affrettata stasera, osservatela in alto, a guardare a questo spettacolo.»
Una voce diffusa dai televisori in bianco e nero dei bar che, parola dopo parola, alimentava stupore, commozione ed entusiasmo: « La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi, diventato padre per volontà di Nostro Signore, ma tutti insieme paternità e fraternità è grazia di Dio (..) (…) Facciamo onore alle impressioni di questa sera, che siano sempre i nostri sentimenti, come ora li esprimiamo davanti al Cielo, e davanti alla Terra: Fede, Speranza, Carità, Amore di Dio, Amore dei Fratelli. E poi tutti insieme, aiutati così, nella santa pace del Signore, alle opere del Bene.» Fino al congedo che fece capire anche ai più semplici quanto si trovassero di fronte ad una Chiesa tutta nuova:
«Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell’amarezza.»
Così prendeva il via il Concilio Ecumenico Vaticano II.
Intorno a questi due pilastri si è poi svolta la vita di molti italiani, non solo cattolici, della miacittadinanza generazione. Ognuno ha i suoi ricordi. Abbiamo sperimentato l’informazione libera, l’associazionismo, l’adesione a un partito, a un sindacato, la voglia di cambiare, di migliorare, di crescere, in tanti abbiamo provato sulla pelle la nobiltà e la fatica dell’applicazione dell’articolo 3, per “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale” cominciando da noi stessi, la soddisfazione per i risultati raggiunti, le paure nelle fasi conflittuali, anche quelle terribili del terrorismo, i mutamenti culturali, l’evolversi della legislazione, fino ad assistere ai tentativi di modifiche stravolgenti, maldestre e scellerate della carta costituzionale.  Abbiamo anche visto crescere il raggio della nostra cittadinanza, sperimentando anche fisicamente la soppressione di molti confini, in Europa e non solo, insieme, ahimè, all’erezione di nuovi, anche all’interno del paese.
In tanti, dentro o fuori dalla comunità cristiana, abbiamo sperimentato l’emergere di un laicato consapevole, l’impegno nel mondo a favore dei poveri vicini e lontani, lo slancio ecumenico, le richieste di perdono, ma anche la difesa dei privilegi, la connivenza con il potere economico e politico, la chiusura pregiudiziale di fronte al nuovo, le marce indietro, il lungo silenzio dei laici cattolici.
A Roma appena una settimana fa ho partecipato a un evento che non si mette contro nessuno, ma raccoglie per una nuova consapevolezza, tutti quei cittadini e quelle cittadine che sono cresciuti, sono diventati “adulti” e, senza eccessive “deferenze” nei confronti delle autorità religiose o laiche che fossero, si sono alimentati alle fonti dei due eventi che, a poca distanza l’uno dall’altro hanno profondamente segnato la seconda parte del novecento.
È importante saperlo.

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