So bene che l’argomento imbarazza. Ma non riesco proprio a ritrarmi. Mi sentirei anche un po’ vigliacco. L’argomento è il referendum sulla legge elettorale.
Chi c’era ed era consapevole di quel che stava succedendo sentiva i brividi correre lungo la schiena
Cominciammo a parlarne non appena fu approvato il porcellum e poi, in vista della prima applicazione, ci pensò paradossalmente il maggiore responsabile a squalificarlo:
“Un po’ meno orgoglioso sono della legge elettorale che si dovrà riscrivere”. E già perchè, confessa Calderoli, “glielo dico francamente, l’ho scritta io ma è una porcata. Una porcata – precisa ancora – fatta volutamente per mettere in difficoltà una destra e una sinistra che devono fare i conti col popolo che vota”.
Lo abbiamo sperimentato due volte: la prima volta persino vincendo, ma si ebbe ben presto la conferma che il meccanismo era perverso.
La seconda, con Veltroni candidato, ne uscimmo castigati dopo aver sperato di farcela.
Ricordo Rosy Bindi durante una assemblea romana in preparazione alle primarie per la scelta del primo segretario del neonato PD evocare un semplice sistema per liberarsi della legge Calderoli: una legge di un solo articolo che la abolisse e si sarebbe tornati al Mattarellum. Certo non il massimo, ma sempre meglio di una legge “scippo” che priva gli elettori del reale potere di di scegliere.
Da mesi sentiamo dire che ci vuole un governo di responsabilità nazionale, un governo che abbia come primo obiettivo la riforma elettorale. E ora? Perché tanta incertezza? Un sospetto ce l’ho. E con me molti amici e compagni che provano a guardare oltre la punta del naso. In fondo a molti soggetti che prosperano nei partiti nazionali questa legge fa comodo. Fa comodo a chi detiene piccole o grandi rendite di posizione, a chi per qualche piccolo o grande credito, cova la speranza di essere prima o poi scelto dall’alto, a non pochi giovani e vecchi “lecchini” sempre pronti a dar ragione al potente locale in vista di un graduale avanzamento nella considerazione di chi in forza di questa legge detiene il potere di scegliere. Non è difficile capire la resistenza di molti parlamentari, già scelti con questo sistema, nel sostenere qualsiasi cambiamento.
Insomma, per via parlamentare non pare esserci speranza.
Ecco perché è fondamentale questo referendum, purtroppo dell’ultima ora: per ridare nelle mani dei cittadini la possibilità di abolire questo scempio e per spingere il parlamento, se davvero – come molti sostengono – il Mattarellum non basta allo scopo, a proporre e ad approvare una legge nuova e migliore.
Certo che il tempo è davvero pochissimo, ma 500.000 firme per un corpo elettorale di poco più di 50.000.000 sono sì e no l’1%. In proporzione, ma melius abundare, a Castel San Pietro basterebbero meno di 200 firme.
Vale la pena di provarci.
Chi se la ricorda la Bella Cecilia? Che tutti la vogliono e nessuno la piglia!Porcellum
La legge Calderoli sembra avere il destino contrario: nessuno lo vuole e tutti lo pigliano!
So bene che l’argomento imbarazza. Ma non riesco proprio a tirarmi indietro. Mi sentirei anche un po’ vigliacco. L’argomento è il referendum sulla legge elettorale.
Chi c’era, quando, in una baita di Lorenzago di Cadore, Calderoli,  Tremonti, D’Onofrio, Pastore e Nania cucinavano il porcellum  ed era consapevole di quel che stava succedendo, sentiva i brividi correre lungo la schiena.
Cominciammo a parlarne non appena fu approvato e poi, in vista della prima applicazione, ci pensò paradossalmente il maggiore responsabile a squalificarlo:
“Un po’ meno orgoglioso sono della legge elettorale che si dovrà riscrivere”. E già perchè, confessa Calderoli, “glielo dico francamente, l’ho scritta io ma è una porcata. Una porcata – precisa ancora – fatta volutamente per mettere in difficoltà una destra e una sinistra che devono fare i conti col popolo che vota”.
Lo abbiamo sperimentato due volte: la prima volta persino vincendo, ma si ebbe ben presto la conferma che il meccanismo era perverso.
La seconda, con Veltroni candidato, ne uscimmo castigati dopo aver sperato di farcela.
Ricordo Rosy Bindi durante una assemblea romana in preparazione alle primarie per la scelta del primo segretario del neonato PD evocare un semplice sistema per liberarsi della legge Calderoli: una legge di un solo articolo che la abolisse e si sarebbe tornati al Mattarellum. Certo non il massimo, ma sempre meglio di una legge “scippo” che priva gli elettori del reale potere di scegliere.
Da mesi sentiamo dire che ci vuole un governo di responsabilità nazionale, un governo che abbia come primo obiettivo la riforma elettorale. E ora? Perché tanta incertezza? Un sospetto ce l’ho. E con me molti amici e compagni che provano a guardare oltre la punta del naso. In fondo a molti soggetti che prosperano nei partiti nazionali questa legge fa comodo. Fa comodo a chi detiene piccole o grandi rendite di posizione, a chi per qualche piccolo o grande credito, cova la speranza di essere prima o poi scelto dall’alto, a non pochi giovani e vecchi “lecchini” sempre pronti a dar ragione al potente locale in vista di un graduale avanzamento nella considerazione di chi in forza di questa legge detiene il potere di scegliere. Non è difficile capire la resistenza di molti parlamentari, già scelti con questo sistema, nel sostenere qualsiasi cambiamento.
Insomma, per via parlamentare non pare esserci speranza.
Ecco perché è fondamentale questo referendum, purtroppo dell’ultima ora: per ridare nelle mani dei cittadini la possibilità di abolire questo scempio e per spingere il parlamento, se davvero – come molti sostengono – il Mattarellum non basta allo scopo, a proporre e ad approvare una legge nuova e migliore.
Certo che il tempo è davvero pochissimo, ma 500.000 firme per un corpo elettorale di poco più di 50.000.000 sono sì e no l’1%. In proporzione, ma melius abundare, a Castel San Pietro basterebbero meno di 200 firme.
Vale la pena di provarci.

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