Il contatto era avvenuto a Castel San Pietro. A seguito del convegno, organizzato in ottobre 2008, dal titolo “Tra abbondanza e mancanza. Il cibo: bivio per la pace”, organizzato da Pace Adesso Peace Now ONLUS, in partnership con il CEFA, è finita che ho partecipato durante l’estate ad una conferenza internazionale sul Lago di Ginevra, a Caux, un luogo dedicato da parecchi decenni ad incontri e dialoghi semplicemente “interumani”. Mi viene da definirli così. Non trovo un termine che dia un’idea più appropriata delle caratteristiche necessarie a far parte di un gruppo tanto vasto, aperto e “inclusivo” quanto quello fortuitamente incontrato in queste giornate di fine luglio. Ma che cosa è “Caux”? Spiegarlo in tre parole è impossibile.

CAUX HOTEL

Eppure qualcosa occorre dire, perché Caux è – insieme ad altri, fortunatamente – un concreto elemento di speranza per il presente e per il futuro. Quella casa sulla montagna, a picco sul lago di Ginevra, ha ospitato tra i più noti protagonisti delventesimo secolo, portatori di ideali e capaci di grandi azioni sul versante della pace. Initiative of change, questo il nome più recente di questo movimento, si fonda sull’idea che il cambiamento delle motivazioni, delle attitudini e dei comportamenti è non soltanto possibile, ma costituisce la sola base solida di un cambiamento più vasto e duraturo della società.

Nel 1938, quando le nazioni europee si preparavano alla guerra, Frank Buchman, il fondatore, propose la visione di un “mondo senza odio, senza paura, senza egoismo e lanciò un movimento che chiamò di “riarmo morale e spirituale”.  All’indomani della seconda guerra mondiale si sviluppò un programma mirato al riavvicinamento degli antichi nemici, segnatamente la Francia e la Germania.

Ora “Iniziative e Cambiamento” – questo il nome italiano – è attivo in sessanta paesi e ufficialmente radicato in trentanove. È diretto da un consiglio internazionale di undici personalità mentre una volta l’anno si riuniscono i rappresentanti dei paesi aderenti.

Ma perché le cose buone non fanno notizia?

Nel mondo sono in atto iniziative poco note, nonostante la loro portata cruciale, e già questo particolare induce vaghi pensieri circa le scelte operate dal mondo dell’informazione. Io per primo mi sono chiesto come mai non ne avessi mai sentito parlare.  In parole più dirette voglio dire che occorrono molti sforzi per portare all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale il lavoro continuo di soggetti che – di per sé – costituiscono una buona notizia. Saperne di più sarebbe un motivo di speranza e soprattutto di speranza fondata sulla concretezza di persone, progetti e azioni reali. Sapere sarebbe già un primo passo capace di contrastare la tendenza dominante dello scoraggiamento, dell’idea che tanto non c’è niente da fare, dell’abbandono fatalistico di chi pensa e dice che qualcuno ci penserà e che è meglio pensare ai fatti propri, correndo così all’impazzata verso una società dell’homo homini lupus.

Trust and integrity

E allora, possiamo considerare una notizia degna di nota il fatto che a Caux si siano ritrovate circaCAUX SERATA SCAMBIOtrecento persone dal mondo intero per un confronto a tutto campo su un tema come “Fiducia e integrità nell’economia globale”? Possiamo considerare degno di nota che parte di essi fossero rappresentativi del mondo imprenditoriale e del management, parte espressione del mondo scientifico, altri dei settori agricolo e alimentare, altri ancora del mondo della comunicazione o dell’economia in genere, altri ancora interessati sul versante dell’ambiente e della salute.  Altri semplicemente mossi dalla passione per un mondo nuovo, diverso, migliore?  Tutti concordi sul punto che al centro del problema c’è l’uomo, l’umanità nel suo complesso, una umanità che prioritariamente deve crescere nel senso della fiducia reciproca. Crescita realizzabile ad una sola condizione, quella dell’integrità morale di ciascuno. .

Sembrerebbe, a prima vista un impegno per pochi, un’iniziativa elitaria. E invece è l’esatto contrario. Guai a lasciarsi mettere in soggezione per il fatto che questa casa è stata frequentata da Kofi Annan e da capi di stato o di governo. Da fare ce n’è per tutti. E tutti possono contribuire nelle forme più varie.

Il tema: “Fiducia e integrità in un’economia globalizzata”

Ecco il punto: intanto i problemi posti dall’iniquità sociale, dai cambiamenti climatici e dal consumo delle risorse sul pianeta devono essere presi sul serio. Tra l’altro sono strettamente connessi. Fortunatamente è in aumento il numero delle persone che, a fronte di dati preoccupanti e non più smentibili, si dispone almeno a parlarne senza quell’atteggiamento di stupida sufficienza e di irresponsabile fatalismo di qualche tempo fa.  Vorrei ricordare persino le mozioni del Partito Democratico che in Italia ha appena celebrato il suo primo congresso non hanno potuto farne a meno. Oserei dire che la parte più unitaria tra le mozioni era proprio quella dello sfondo globale di partenza.

Almeno stiamo uscendo dallo stile dello struzzo che – come è noto – nasconde la testa sotto la sabbia per non vedere il problema. Incominciamo a guardarci intorno e a borbottare qualche timida valutazione che sembra farci uscire da una cecità suicida. Ma parlarne non basta.

Anche a Caux poteva succedere che se ne parlasse soltanto.

Sarebbe stata l’ennesima scoperta dell’acqua calda. Chi si sarebbe sentito di non proclamarsi d’accordo? Resta il fatto che le parole devono diventare fatti.

Ma quanto conta allora l’integrità morale in rapporto al raggiungimento dell’obiettivo?

Se integrità morale è in rapporto con l’assunzione di un cibo sano, allora è necessario che chi si occupa di alimenti, a partire da chi li produce, sappia assumersi la responsabilità di non cedere di fronte al profitto e metta in primo piano l’accessibilità universale e la qualità.

Se integrità morale è in rapporto con la necessità che tutti sul pianeta abbiano accesso alle risorse energetiche, allora bisogna accettare prioritariamente un grande confronto a 360 gradi  che non penalizzi chi è più indietro, che superi i vincoli nazionali e continentali e vada nella direzione di decisioni condivise.

Se integrità morale è in relazione a quanto si afferma circa la necessità di tenere conto delle generazioni future, allora le scadenze dovranno adeguarsi ai bisogni prevedibili per chi oggi è giovane, adolescente, bambino e ancora non è nato.

La fiducia dei singoli e dei popoli, a fronte di questi presupposti rinascerà spontanea …

Se poi qualcuno volesse saperne di più, batta un colpo!

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