Non c’era questo segnale così importante all’inizio della stradicciola che dalla provinciale conduce direttamente all’albergo e non c’era nemmeno la stazione di partenza della cabinovia che con un salto di 800 metri ti sbarca sull’Alpe, non c’erano nemmeno le bici con pedalata assistita e sui sentieri incrociavi soltanto appassionati camminatori che – grüssgottbuongiorno – sentivi decisamente affratellati dalla comune passione esplorativa.

Al Salego erano quasi tutti bolognesi delle parrocchie. Tornavano da anni, quasi tutti si conoscevano, ritornavano con i figli e con i nipoti e i dialoghi calavano spontaneamente nel privato.

– Mo Dio, se è belìno! Sembra tutto suo padre!

– E i tuoi come stanno? 

Oppure sulle imprese passate e future:

– Ti ricordi l’anno scorso? Ci torniamo anche quest’anno al rifugio Bolzano, vero?

– In programma abbiamo messo i Denti di Terrarossa, può andare?

– Noi siamo pronti anche adesso …

Conversazioni che avrebbero potuto continuare a lungo con l’incremento dei partecipanti che si univano attratti dall’allegra combriccola che faceva di tutto per sottolineare, alzando la voce, i momenti più emozionanti della scalata o gli aspetti più insoliti dell’esperienza:

– Se non c’eri tu a tenermi su di morale, dopo due tornanti del ghiaione sarei tornato indietro!

– L’unione fa la forza, ragazzi …

– E la notte al rifugio? Quella è un’esperienza che rifarei volentieri. Dai! Chi viene?

C’erano anche allora gli amanti della vita comoda:

– Noi siamo stati su all’Alpe tutto il giorno. Anche lì ci sono delle belle salitine e il panorama è incantevole. E prima di tornare al parcheggio ci siamo fatti una Sacher da leccarsi i baffi…

– Ah … ma allora, non siete andati su a piedi per il sentiero?

– Eh, sé! Ormai non ci va più nessuno. Su c’è un gran bel parcheggio e … li avete visti i lavori della funivia?

Nel capitolo dei ricordi sollecitati dall’ambiente si potrebbero scrivere molte pagine, ma “bisogna sempre guardare avanti”. Come dicon tutti, anche con vent’anni in più sul groppone. Adesso la cabinovia è ormai da tempo terminata e funzionante, i parcheggi sono quasi sempre pieni, nonostante il calo di frequenze tipico per quest’anno di pandemia. I bus turistici non mancano e quelli di linea veloci e frequenti scaricano famigliole, pensionati e giovanotti zaino in spalla. La stazione di partenza ha l’aspetto di una aerostazione. Lunghe teorie di vetrine mostrano le ultime novità in materia di abbigliamento per il trekking, l’arrampicata, l’escursionismo, il cicloturismo. Di tutto e di più. Io ho già tutto ma il medico mi ha detto che quest’anno farò bene a non superare i mille metri di quota. Ho deciso di ottemperare e non faccio storie.  Allora mi guardo intorno e scelgo come prima meta San Valentino. Una chiesetta a mezza costa che si impone al primo sguardo. Era lì anche vent’anni fa e non è neanche troppo sciupata. Anzi.

(continua)

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