Non è dato sapere se questo progetto vedrà presto o tardi la fine. È cominciato così, per la voglia di comunicare con tanti amici in questo periodo di pandemia. Per ora sta andando benissimo: abbiamo superato i quindici lettori cui si riferiva Manzoni nel primo capitolo dei Promessi Sposi.  Alcuni paiono già curiosi di sapere come finirà, per quanto il fatto stesso che Kader, il protagonista cui ci si affeziona subito, sia giunto alla pubblicazione del suo libro, sveli che non finirà poi male.

Ora ho deciso di continuare questa simpatica esperienza stimolata non poco dal narciso che è in me.Di più, il gusto di aver recuperato antiche relazioni è decisamente stimolante.

I complimenti e i ringraziamenti per l’idea mi fanno pensare che davvero devo aver colto nel segno. Ma ciò che devo sottolineare per onestà è che questa idea fa un sacco di bene prima di tutto a me.

Il coronavirus ha creato molte serie difficoltà. Anche soltanto intorno a me faccio esperienza con chi ha perso il lavoro, con chi deve lavorare homeworking, con studenti che devono adattare la loro frequenza scolastica collegandosi con le rispettive scuole via skype. E queste sono le difficoltà più immediate. Ce ne sarebbero molte altre che, per il momento tralascio, perché preferisco attestare, invece, il mio personale, incomprensibile disagio. E pensare che la mia condizione di pensionato avrebbe dovuto abituarmi al dolce far niente che si pensa essere lo status connaturato a quanti, terminata la vita attiva, possono godersi la meritata pensione.

Per niente. Pensando a ritroso, vedo che la politica ancora mi stimola, le amicizie, il mondo che ruota intorno alla scuola e alla cultura e, di fatto, gli interessi e le abilità maturate nel corso della vita stuzzicano non poco. Però l’idea di avere davanti giornate di clausura dall’obbligo di restare in casa, mi creava una sensazione di inutilità mai provata che non so nemmeno nominare.

Non bastava leggere, sfogliare riviste di parole crociate nel tentativo di trovare qualcosa di non troppo facile, ma nemmeno troppo difficile, fantasticare se fosse meglio dirottare verso la pittura o riprendere a scrivere e non decidere mai.

E leggere? Ma non solo per me. Ci avevo provato anche in casa e non andava male. Anche con i miei nipoti. Ma ormai non erano così assidui come qualche anno fa. Perso l’attimo. Ma qualche amico non mancava per ritentare. Nel passato mi avevano chiesto di farlo per i malati in ospedale. Esperienza ormai conclusa. Recentemente anche in chiesa avevo qualche fan. E allora … leggere per chi è solo o si sente solo, ora che c’è questo obbligo di clausura per evitare l’attacco del corona virus?

Avevo da poco letto un gradevole libro di Michela Murgia … Alcuni capitoli erano molto belli e adattissimi all’esperimento. Brevi il giusto. Registro e invio.

A chi? Comincio a scegliere dalle chat e dalla mailing list. Ora – ve l’ho detto – ho superato il numero di lettori dichiarati da Manzoni per il suo “Fermo e Lucia”, poi mutato in “I Promessi Sposi”.

Ma adesso il compito si è fatto più impegnativo. Siamo giunti a una storia di vita. Quella di Kader. Un ragazzo africano giunto in Italia attraversando quelle terribili peripezie a noi rese note solo in parte dai media. Un racconto teso a esplorare anche l’animo del protagonista e far riflettere chi legge e chi ascolta leggere.

Qualcuno comincia a chiedere: – A quando la prossima puntata? Non avete idea di quanto importante sia, per chi legge, che qualcuno aspetti.

Per ora mi basta così.

Poi, come tutti, anch’io non vedo l’ora di uscire.

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