Per Natale ero abbastanza lontano da casa… ma ho pensato più volte a tanti amici, al comune interesse per la fede religiosa e per la politica, per una politica che orienti verso il benessere l’umanità tutta intera. E, più d’una volta mi balenava di invitare qualcuno a seguirmi, magari la prossima volta. Perché qui, ogni tanto, è bene fare un salto. Non mi sfuggiva, intanto, che i miei piedi calcavano la terra origine e simbolo delle religioni monoteiste e, contestualmente della più scandalosa delle divisioni. Dove ancora per andare alla messa di mezzanotte attraversi un check point tra muri, ringhiere e fili spinati, sorvegliato da ragazzi e ragazze col mitra che controllano il tuo passaporto e in chiesa ci entri perquisito come in un aeroporto. Possiamo cominciare di qui, anche se le tappe di questo viaggio non saranno in ordine cronologico, ma seguiranno più che altro la mappa delle emozioni.

Vale la pena collegarsi al link e rendersi conto di che cos’è e come funziona un check point per chi vive lì e per andare a lavorare, per andare a trovare qualcuno all’ospedale o per qualsiasi necessità dall’altra parte dei territori deve sottoporsi anche per ore a questo interminabile e umiliante supplizio.

Non c’era tanta fila al check point 300 quando siamo passati noi la sera della vigilia di Natale verso le 21 per raggiungere la chiesa dei Francescani. Lì avremmo potuto partecipare alla messa di mezzanotte celebrata dal Patriarca di Gerusalemme, alla presenza del Presidente Abu Mazen, nonché alla sua bella omelia. Più che il luogo, per chi crede è la potenza del Vangelo ad evocare col racconto della nascita di un bambino – di quel bambino –  in una stalla di pastori, una realtà tanto vicina e tanto attuale.

Provo allora a dire che cosa mi suggerisce e mi insegna, anche ora, quell’evento. A me la nascita di un figlio evoca mille pagine di futuro, tutte ancora da scrivere, ma fortemente abbozzate da chi lo ha preceduto. Il futuro, è vero, è prima di tutto nelle mani di chi lo modellerà giorno per giorno come ha fatto nei suoi trent’anni di vita il Figlio del falegname. Come tutti i bambini ha giocato, come tutti i ragazzi ha studiato e ha fatto innervosire i suoi genitori, poi ha trovato la sua strada, ha coltivato il suo sogno, ha coinvolto altri e non vi ha rinunciato perché credeva che fosse quello giusto. Il suo messaggio è giunto a noi nel corso di duemila anni e il primo, quello della sua nascita, è totalmente rivoluzionario. È prima di tutto un “rifiutato”, nessuno ospita la coppia Maria Giuseppe, erano poveri e neanche la Madre incinta incute compassione. Solo tra le bestie trovano il riparo per affrontare il parto. Mentre il potente si sente minacciato da questo innocente. Ha paura di essere esautorato. Si rivolge ad altri re e scienziati dell’epoca per cercare informazioni su questo piccolo che sembrava minacciare il suo regno ancor prima di nascere. Si fa strada la paura, la paura di perdere autorità e potere, ed ecco la soluzione. Ucciderli tutti quei neonati. Lasciarsi guidare dalla paura, questa la via del potente che ha a cuore solo la sua personale salvezza. Niente di nuovo sotto il sole. Perfino troppo evidenti i parallelismi.

Poveri in fuga da guerre, carestie, mancanza di tutto, assenza di speranza e di futuro: chi sono i Giuseppe e Maria di oggi? con i loro bambini che, come loro, vengono per paura rifiutati dai potenti di turno. Chi è l’Erode di oggi? Ce n’è più d’uno. Non è da solo quello che dice di chiudere i porti …

La cattiva compagnia è diffusa in molte parti del mondo. È la cattiva compagnia del dio Ego che nelle nostre vite si fa instancabilmente strada con astuzia facendoci balenare facili scorciatoie verso ciò che pensiamo possa essere la felicità. In estrema sintesi danaro e potere e se ce n’è solo per me tanto meglio.

Ma, se vuoi renderti conto di come va a finire e provare altre emozioni forti, puoi visitare lo Yad Vashem, il museo dell’olocausto e ascoltare i proclami del Fuhrer insieme alle folle di uomini, donne, ragazzi, bambini contenti e sorridenti, invasati e impazziti. Una vera e propria scuola dell’orrore. Di uno stupido orgoglio di appartenenza indipendentemente da ciò che il potere ti propina provocando in te una vera e propria mutazione, una progressiva disumanizzazione. Beh… credo di aver passato il Natale più vero li, in quella terra senza luminarie. Dove in più di un luogo ho anche pregato e se devo dire dove la preghiera mi è sgorgata con maggior impeto è successo davanti a questo muro …

Quel muro… è meta di molte preghiere … ho avuto, quella sera, l’opportunità di esprimere un desiderio che, credo, sia il più universale in assoluto … la PACE. Che poi sia SHALOM, سلام, PEACE, non fa differenza. E che la richiesta sia rivolta a YHWH, Allāh (الله) o a Dio Padre, credo che la risposta sia quella che mentre ritornavo a casa mi risuonava insistentemente nella mente come un’indicazione perentoria: LOVE… che tutti sanno cos’è… Auguri Amiche e Amici Democratici! Che il 2019 sia un grande anno d’AMORE.

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