Rabbia montante. Non saprei come altro definire la progressione emotiva che passo dopo passo si impadronisce di me mentre da Osteria Grande salgo verso Varignana, la mia ormai quotidiana ginnastica mattutina e lo sguardo si dirige impietoso verso il ciglio della strada.

Buona visione!

Scusatemi.

Non volevo proprio schifarvi, ma suscitare qualcosa di simile a quanto avevo provato io … quello sì.

Trovare una spiegazione razionale a un gesto così incivile è molto lontano dalle mie possibilità. Credo che non servano molti commenti. Valga soltanto la rabbia che la visione diretta ha suscitato in me e mi ha, ogni volta, indotto a scattare e immortalare queste schifezze.  Non tanto per la materia costitutiva, ma per il gesto incivile che le ha messe in posa lungo una bella strada della collina circostante casa mia.

Eppure non abito in qualche “schifopoli”, di quelle un giorno sì e uno no agli onori delle cronache.

Più d’una volta ho auspicato di incontrare qualche responsabile della decenza urbana o anche semplicemente qualche cittadino lungo il mio cammino. Un paio di volte è successo e la commiserazione è stata immediata. Devo ammettere che nessuno ha imputato al Comune o all’ente preposto alla raccolta dei rifiuti la responsabilità di quel panorama. Credo a giusta ragione.

Non sono d’accordo che tocchi all’Ente che governa il territorio di impegnare risorse per rimediare ai danni inferti all’ambiente da parte di cittadini irresponsabili e incivili. Appunto “incivili”. Ecco, a questi sì, sarei, invece, per togliere l’onore di fregiarsi e di esercitare il diritto di cittadinanza, di essere cives.

Il cittadino, civis nella lingua dei nostri antenati, era colui che godeva dei diritti assicurati dalle leggi e, nel segno della corresponsabilità verso la civitas, la comunità dei cittadini, pagava  pure le tasse per godere dei vantaggi connessi allo stare insieme in modo regolato da norme condivise.

Dopo oltre duemila anni sono troppi a non averlo ancora capito.

 

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