Brutto periodo questo che stiamo vivendo.far nascere il PD Crisi è certamente la parola chiave. E siccome non si può parlare di tutto in una sola volta, è d’uopo parlare di una cosa alla volta. Anche per le questioni della politica, della crisi della politica. Ancora più nello specifico, crisi dei partiti. Meglio: crisi del Partito Democratico.
Nato (ma è proprio nato?) neanche sei anni fa il 14 ottobre 2007, sembra essere in coma irreversibile.

Ne ha tentate e fatte di tutti i colori.
All’inizio è stata dura: gli azionisti di maggioranza sono convinti di continuare a fare il bello e cattivo tempo. Pensano di primarie 2007fare le primarie con un solo candidato alla bulgara, invece Rosy Bindi rompe le uova nel paniere e subito dopo alza la testa Enrico Letta. Vince Veltroni, ma non ha vita facile. Fa cadere il governo Prodi con la supponenza dell’autosufficienza e con la medesima supponenza, appena inquinata dall’alleanza con Di Pietro, si fa battere da Berlusconi.

Nessuno vuole le correnti, ma nascono spifferi che alla fine fanno ancora più danno.
Il PD veltroniano regge fino al 2009, quando il tracollo elettorale in Sardegna costringe Veltroni a dimettersi e il partito torna ad essere orfano. Lo eredita Franceschini, per poco, perché le primarie di ottobre incoronano Bersani. Una lettura moderatamente maliziosa fa emergere la lotta interna fra ex. Per restare a galla i big non rinunciano a farsi forza del loro potenziale elettorato e della potenza di fuoco delle loro tessere. Lo sguardo sempre rivolto all’indietro. Inevitabile o no, così è successo: via Prodi (ex DL) dal governo, Veltroni (ex DS) primo segretario, via Veltroni subentra Franceschini (ex DL), via Franceschini viene eletto Bersani (ex DS) che dovrebbe concorrere automaticamente alla presidenza del consiglio, ma intanto fa capolino Matteo Renzi (ex DL) che, con un risultato di tutto rispetto, superiore alle aspettative, gli contende la vittoria alle primarie. Bersani vince le primarie, ma non vince le elezioni che danno luogo ad un pareggio a tre. Il resto è storia recente: Bersani non riesce a formare un governo, non riesce a portare al Quirinale nè Marini (ex DL), né Prodi e così, in questa tragica successione di tentativi, il governo lo fa Letta (ex DL), mentre agli ex DS non resta che implorare la riconferma di Napolitano (ex DS) al Quirinale. Ma Bersani, ovviamente, si dimette anche da segretario e, a questo punto, con un ex DL a palazzo Chigi e un ex DS al Quirinale, per non squilibrare gli assetti di questa neocencelliana ripartizione, si decide che il miglior segretario possibile sarà ancora un ex. Questa volta un ex sindacalista che è anche un ex socialista.Reset PD E così il conto torna. Usque tandem? Fino a quando? Non sarebbe ora di finirla con gli ex?

Ecco, se provassimo a focalizzare su altro? Senza assolutizzare. Ma i cosiddetti “nativi” riusciranno ad emergere? E a far nascere finalmente il PD?

 

 

Comments are closed.