Sarà il caso che ce lo chiediamo. La cosiddetta fusione fredda non ha funzionato. Sarà il caso di fare una riflessione. Come quella che suggerisce nel suo intervento di ieri su “la Repubblica” Barbara Spinelli che ricupera le parole d’ordine del programma elettorale del centro sinistra.
Non ci sarebbe bisogno d’altro:
I diritti delle PERSONE
il bene COMUNE
e l’Italia GIUSTA
In questo nostro PAESE. Nostro PAESE come  quartiere, frazione, comune, nostro PAESE come territorio vasto, come Italia, ma anche nostro PAESE come Europa e come Pianeta, sono questi i valori importanti.
Se non c’è questo a cosa serve stare POLITICAMENTE insieme?
Sai quanti motivi minori possiamo ritrovare per fare delle cose insieme al di fuori della politica? Dalla pratica di uno sport, alla collezione dei francobolli, alla passione per il tango.
Perdonatemi un’analisi un po’ banale, grezza, sicuramente superficiale, ma in pochi minuti non si può dire di più.
Qui, nella politica, ognuno con la sua storia, o anche senza troppa storia, avevamo trovato le ragioni dell’impegno comune per andare oltre, dopo mezzo secolo durante il quale avevamo voluto far prevalere ragioni a sostegno del nostro stare separati, del nostro stare gli uni contro gli altri, in gran parte condizionati da ragioni estranee, legate a mondi e visioni lontani. Credendo, sostenendo ragioni, piegando ideali, mistificando visioni, dicendo bugie, per dimostrare quanto eravamo meglio noi democristiani o quanto eravamo  meglio noi comunisti. Poi si è fatto strada un processo culturale che ci ha fatto scoprire reciprocamente che avevamo alla radice delle nostre scelte politiche innumerevoli motivi per operare insieme a partire da ideali che ci portano ad enunciare gli stessi grandi fini, a riscoprire che i nostri padri nei momenti più difficili erano stati capaci di declinarli nella Costituzione.
Un processo che oggi vediamo spesso incarnato in due grandi uomini politici del recente passato da Aldo Moro e da Enrico Berlinguer.
Bene. Se abbiamo ancora queste idealità presenti, che proprio come idealità si lasciano piegare e ci spingono verso il futuro, a differenza delle tradizioni che ci tengono incatenati ad un passato che non c’è più da un pezzo, se è così allora mi sento di impegnarmi, sennò mi chiedo perché? E non trovo ragioni sufficienti.
Insomma solo se stiamo insieme per lottare, vincere e governare il Paese ai vari livelli. Il PD aveva e ha senso solo se vuole essere partito di governo. Solo per questo vale la pena di spendere insieme tempo, energie, risorse. Personalmente non mi interessa fingere un impegno politico per ottenere qualcosa di meno, per avere qualche po’ di potere all’interno di un partito. E’ un gusto che lascio ad altri, da quelli che cercano qualche arrotondamento economico o qualche posizione di prestigio sociale per sé e a chi, invece, più nobilmente si spende per l’ideale, ma si accontenta di sventolarne la bandierina. L’impegno politico in un partito nazionale comporta, per me, l’ambizione di portare il partito a governare il cambiamento, l’ambizione di arrivarci e di farlo bene. Avevo visto una grande opportunità nel PD. Speravo che non ci fossero davanti ad orizzonti di questa portata, soggetti che tenessero davanti a sé solo le proprie piccole o grandi ambizioni personali, che assumessero le decisioni in caminetti sempre più ristretti e coltivassero il consenso in confessionali che scimmiottavano la partecipazione. Invece li abbiamo visti in più occasioni e in questo ultimo periodo con un’evidenza scandalosa.
E che nessuno mistifichi o finga di scandalizzarsi lanciandosi in anatemi ridicoli  o contro gli avversari politici che ci ostacolano e ci boicottano o contro i soli vertici romani. Buttarla sugli altri e capovolgere strumentalmente il proprio pensiero  sono due sport troppo facili da praticare.
Serve quella che a parole abbiamo spesso invocato, un’operazione verità … Rivedere le bucce agli avversari perché non ci facilitano il compito, ma ce lo complicano, è – a dir poco – infantile.
Il PD – purtroppo siamo costretti ad ammetterlo – non è mai nato. Se resta così con tutti i difetti altre volte descritti non mi interessa più.
Adesso bisogna ricominciare daccapo.
Per un PD che sia un’altra cosa dalla vecchia o da una nuova DC.
Per un PD che sia un’altra cosa dal vecchio PC o da qualcosa di nuovo che si trascini solo vecchi metodi insopportabili.
Un partito democratico … punto.
Come deve essere? E’ ora di finirla che quelli che sbagliano e vengono premiati.
Come fare per farlo così? La ricetta di far tornare sui territori coloro che hanno calpestato da troppo tempo il pavimento dei palazzi portando nei palazzi i rappresentanti dei territori (quali? Quelli che ai primi si sono sempre inchinati? sembra risolutiva, ma salva tutti, salva gli stessi. Per carità. Non è pensabile che mentre il padrone di casa (la base) ha deciso di restaurare o ricostruire la casa sconvolta dal tifone elettorale, gli inquilini che non hanno mai pagato l’affitto (l’oligarchia ereditaria) non vogliano abbandonare l’appartamento e si ostinino a preferirlo anche stringendosi in stanzette sempre più piccole.
NOI
Il PD locale … come sta?
Serve anche qui aria nuova. Non vorrei certamente rivedere qui dirigenti centrali falliti a dirigere il partito nel territorio.
Il territorio deve esprimere il suo rinnovamento con coraggio.
I giovani e chi ha le idee esprimano le idee, dicano come lo vogliono il partito e lo prendano in mano senza protezioni o protettori. Si capirebbe subito. Dalle stesse cose che dicono. Tutte già note. Dobbiamo stare in mezzo alla gente, è ora di lasciare spazio ai giovani e alle donne. Dirlo non basta più, occorre farlo.
LA PARTECIPAZIONE
I Circoli …
Il finanziamento del PD
Le feste. Serve una profonda revisione.
Distinguere l’iniziativa di fund rising (ristorazione, giochi, spettacoli, ballo, ecc.) dalle iniziative politiche e culturali vere e proprie.
Iniziative politiche di vario tipo: protesta, elaborazione, proposta, crescita culturale, diffusione delle idee …
A volte mi viene da pensare che in fondo poi non ci crediamo.
Inutilità delle Consulte? Le Consulte hanno presidenti e consiglieri. Bisogna convocarle e ascoltarle. Il Partito le solleciti, anzichè addormentarle perché non disturbino il manovratore.
Il problema dei soldi?
Intanto i nostri sindaci facciano muro contro la restituzione dell’IMU e contro l’abolizione della stessa.
Bisogna pretendere che l’Amministrazione sia più trasparente.
Più trasparente dove?
ASSETTO ISTITUZIONALE
PSC
IMU
COSTO DEI SERVIZI e in particolare dei SERVIZI SOCIALI
PROGETTI IN ATTO
PROGETTI IN ELABORAZIONE
E adesso? Dobbiamo prima di tutto decidere che quella di questa sera non è una “marchetta” da pagare ai signori del mal di pancia. Responsabilità vuole altro. Vuole che ci si ritrovi qui con un appuntamento fisso, almeno una volta alla settimana a prendersi a cuore la Politica, quella con la P maiuscola, quella dell’I CARE di don Milani. A farci carico dei problemi locali, ma non solo. Ad assumerci il peso che comportano. A confrontarci. A coordinarci per operare. Il circolo deve diventare un luogo d’incontro per tutti noi. Quello fisico, indispensabile anche per chi interagisce sulla rete.
Non ho pensato a una conclusione per queste righe. Perché queste righe o sono un inizio o non hanno alcun senso.
Sarà il caso che ce lo chiediamo. La cosiddetta fusione fredda non ha funzionato.PD
Sarà il caso di fare una riflessione. Come quella che suggerisce nel suo intervento di mercoledì 8 maggio su “la Repubblica” Barbara Spinelli che ricupera le parole d’ordine del programma elettorale del centro sinistra.
Non ci sarebbe bisogno d’altro:
I diritti delle PERSONE
il bene COMUNE
e l’Italia GIUSTA
In questo nostro PAESE. Nostro PAESE come  quartiere, frazione, comune, nostro PAESE come territorio vasto, come Italia, ma anche nostro PAESE come Europa e come Pianeta, sono quelli i valori importanti.
Se non c’è questa triade a cosa serve stare POLITICAMENTE insieme?
Sai quanti motivi minori possiamo ritrovare per fare delle cose insieme al di fuori della politica? Dalla pratica di uno sport, alla collezione dei francobolli, alla passione per il tango.
Nell’agone politico, ognuno con la sua storia, o anche senza troppa storia, avevamo trovato le ragioni dell’impegno comune per andare oltre, dopo mezzo secolo durante il quale avevamo voluto far prevalere ragioni a sostegno del nostro stare separati, del porci gli uni contro gli altri, più o meno consapevolmente costretti dal clima di guerra fredda, in gran parte condizionati da ragioni estranee, legate a mondi e visioni lontani.
Credendo, sostenendo ragioni, piegando ideali, mistificando visioni, dicendo bugie, per dimostrare quanto eravamo meglio noi democristiani o quanto eravamo  meglio noi comunisti. Poi si è fatto strada un processo culturale che ci ha fatto scoprire reciprocamente che avevamo alla radice delle nostre scelte politiche innumerevoli motivi per operare insieme a partire da ideali che ci portano ad enunciare gli stessi grandi fini, a riscoprire che i nostri padri nei momenti più difficili erano stati persino capaci di declinarli nella Costituzione.
Un processo che oggi vediamo spesso incarnato in due grandi uomini politici del recente passato da Aldo Moro e da Enrico Berlinguer.
Bene. Se abbiamo ancora queste idealità presenti, che proprio come idealità si lasciano piegare e ci spingono verso il futuro, a differenza delle tradizioni che ci tengono incatenati ad un passato che non c’è più da un pezzo, se è così allora mi sento di impegnarmi, sennò mi chiedo perché? E non trovo ragioni sufficienti.
Insomma solo se stiamo insieme per lottare, vincere e governare il Paese ai vari livelli. Il PD aveva e ha senso, solo se vuole essere partito di governo. Solo per questo vale la pena di spendere insieme tempo, energie, risorse. Personalmente non mi interessa fingere un impegno politico per ottenere qualcosa di meno, per avere qualche po’ di potere all’interno di un partito. E’ un gusto che lascio ad altri, da quelli che cercano qualche arrotondamento economico o qualche posizione di prestigio sociale per sé e a chi, invece, più nobilmente si spende per l’ideale, ma si accontenta di sventolarne la bandierina. L’impegno politico in un partito nazionale comporta, per me, l’ambizione di portare il partito a governare il cambiamento, l’ambizione di arrivarci e di farlo bene. Avevo visto una grande opportunità nel PD. Speravo che non ci fossero davanti ad orizzonti di questa portata, soggetti che tenessero davanti a sé solo le proprie piccole o grandi ambizioni personali, che assumessero le decisioni in caminetti sempre più ristretti e coltivassero il consenso in confessionali che scimmiottavano la partecipazione. Invece li abbiamo visti all’opera in più occasioni e in questo ultimo periodo con un’evidenza scandalosa.
E che nessuno mistifichi o finga di scandalizzarsi lanciandosi in anatemi ridicoli  o contro gli avversari politici che ci ostacolano e ci boicottano o contro i soli vertici romani. Buttarla sugli altri e capovolgere strumentalmente il proprio pensiero  sono due sport troppo facili da praticare.
Serve quella che a parole abbiamo spesso invocato, un’operazione verità … Rivedere le bucce agli avversari perché non ci facilitano il compito, ma ce lo complicano, è – a dir poco – infantile.
Il PD – purtroppo siamo costretti ad ammetterlo – non è mai nato. Se resta così con tutti i difetti altre volte descritti non mi interessa più.
Adesso bisogna ricominciare daccapo.
Per un PD che sia un’altra cosa dalla vecchia o da una nuova DC.
Per un PD che sia un’altra cosa dal vecchio PC o da qualcosa di nuovo che si trascini solo vecchi metodi insopportabili.
Un partito democratico … punto.
Come deve essere? E’ ora di finirla che quelli che sbagliano e vengono premiati.
Come fare per farlo così? La ricetta di far tornare sui territori coloro che hanno calpestato da troppo tempo il pavimento dei palazzi, portando nei palazzi i rappresentanti dei territori (quali? Quelli che ai primi si sono sempre inchinati?) sembra risolutiva, ma salva tutti, salva gli stessi. Per carità. Non è pensabile che mentre il padrone di casa (la base) ha deciso di restaurare o ricostruire la casa sconvolta dal tifone elettorale, gli inquilini che non hanno mai pagato l’affitto (l’oligarchia ereditaria) non vogliano abbandonare l’appartamento e si ostinino a preferirlo anche stringendosi in stanzette sempre più piccole.
NOI
E il PD locale? … come sta?
Serve anche qui aria nuova. Non vorrei certamente rivedere qui dirigenti centrali falliti a dirigere il partito nel territorio.
Il territorio deve esprimere il suo rinnovamento con coraggio.
I giovani e chi ha le idee esprimano le idee, dicano come lo vogliono il partito e lo prendano in mano senza protezioni o protettori. Si capirebbe subito. Dalle stesse cose che dicono. Tutte già note. Dobbiamo stare in mezzo alla gente, è ora di lasciare spazio ai giovani … Dirlo non basta più, occorre farlo.
E poi? Dobbiamo prima di tutto decidere che quella di questa sera non è una “marchetta” da pagare ai signori del mal di pancia. Responsabilità vuole altro. Vuole che ci si ritrovi qui con un appuntamento fisso, almeno una volta alla settimana a prendersi a cuore la Politica, quella con la P maiuscola, quella dell’I CARE di don Milani. A farci carico dei problemi locali, ma non solo. Ad assumerci il peso che comportano. A confrontarci. A coordinarci per operare. Il circolo deve diventare un luogo d’incontro per tutti noi. Quello fisico, indispensabile anche per chi interagisce sulla rete.
Non ho pensato a una conclusione per queste righe.
Perché queste righe o sono un inizio o non hanno alcun senso.

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